Associazione Italiana di Psicologia
XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SEZIONE DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO
di CRISTINA LOLLI, ANDREA LAUDADIO, CINZIA GIORGETTA, MARINA CONTI
Università “La Sapienza” – Facoltà di Psicologia 1
e-mail: andrea.laudadio@uniroma1.it
INTRODUZIONE: Esistono numerose ricerche sulle emozioni e – in particolare sul rammarico – associate ai risultati (positivi o negativi) a seguito di decisioni prese (giuste o sbagliate). Nello specifico, diversi ricercatori si sono interessati ai pensieri controfattuali associati alle esperienze emotive (es. Roese e Olson, 1995; Medvec, et al. 1995). È stato dimostrato che i pensieri controfattuali sono in grado di indurre emozioni in ragione del confronto tra: “ciò che è accaduto” e “ciò che sarebbe potuto accadere (qualora, la scelta fosse stata diversa)” (es. Roese e Olson, 1995). Secondo la “decision affect theory” (DAT) (Mellers, et al. 1997), ad esempio, il modo in cui le persone si sentono – a seguito di una decisione presa – è in gran parte determinato dal pensiero controfattuale. In generale un risultato negativo è vissuto con minore delusione se l’alternativa controfattuale è peggiore, e con minore soddisfazione se l’alternativa è migliore.
In buona sostanza, il rammarico deriverebbe da un processo di confronto fra “cosa è…” e “cosa avrebbe potuto essere se…” o, in altri termini, dal confronto fra il risultato fattuale della decisione presa e il risultato controfattuale che si avrebbe potuto avere se la scelta fosse stata diversa. Nel modello chiamato “Decision Justification Theory” (DJT) (Connolly e Zeelenberg, 2002) si ipotizza che esistano due componenti centrali del rammarico, dovute alla decisione: la prima, legata al sentimento di responsabilità, colpa e valutazione soggettiva della qualità della decisione, che ha luogo anche se non si conosce cosa sarebbe successo se la scelta fatta fosse stata diversa (causalità); la seconda, invece, deriverebbe dal confronto fra il risultato che segue ad una decisione e un altro che avrebbe potuto verificarsi se la scelta fosse stata diversa, e che dipende in larga parte dalla disponibilità delle informazioni sui diversi risultati (comparativo).
Si evince quindi immediatamente la forza e la relazione tra la tendenza al rammarico e la capacità di decisione.
Ad oggi, il rammarico è stato prevalentemente indagato usando scenari e la domanda diretta “quanto rammarico prova X?” oppure “chi prova il maggior grado di rammarico?”. Precedentemente Roseman (1994) e successivamente Zeelenberg et al. (1998) al fine di indagare l’emozione del rammarico hanno formulato diversi item che misurano il rammarico nei suoi diversi aspetti: sentimento, pensieri, tendenza all’azione, azione, scopi legati all’emozione. Anche Creyer e Ross (1999) hanno formulato un questionario in cui sono presenti 4 item che misurano il rammarico. Recentemente Schwartz et al. (2002) hanno costituito una scala, formata da 5 item, che misura la tendenza al rammarico.
Tuttavia, ad oggi non esistono strumenti validati su soggetti italiani, e in particolare su adolescenti, che indaghino l’emozione di rammarico, in particolare nelle sue componenti: tendenza a provare rammarico e nella tendenza a formulare pensieri controfattuali.
Il presente contributo ha la finalità di presentare alcuni momenti del processo di validazione di un scala per la misurazione della tendenza al rimpianto in giovani studenti degli ultimi anni di scuola superiore.
Il percorso di validazione della scala, durato due anni, è attualmente terminato e ha coinvolto (in vari momenti della ricerca) oltre 1700 studenti di scuola superiore.
La TEN.REG. è costituita da 10 item con formato di risposta a 5 posizioni (da 1= Per niente a 5= Perfettamente). Lo strumento è suddiviso in 2 scale: “Tendenza al ragionamento controfattuale” e “Tendenza a pentirsi delle scelte fatte”.
La prima scala è composta da 5 item e fa riferimento alla dimensione cognitiva del regret, la tendenza al ragionamento controfattuale, cioè alla generazione di ipotesi alternative che avrebbero evitato un evento spiacevole (α=.84). La seconda scala (II) è composta da 5 item e si riferisce all’aspetto più emotivo del regret (ovvero al sentimento negativo derivante dal risultato negativo della scelta fatta) (α=.82).
Il presente contributo si concentrerà nella presentazione dei risultati registrati nella fase di validazione esterna dello strumento.
METODO: Hanno partecipato a questa fase della ricerca 462 soggetti (M= 17 anni; DS= 1 anno e 1 mese), di cui il 55,62% femmine e il 44,37% maschi. Sono stati utilizzati come strumenti, oltre alla TEN.REG.: Autoefficacia percepita nella Soluzione dei Problemi (Pastrorelli, et al. 2001); Quanta fiducia ho in me (Nota, Soresi, 2003) e Io di fronte alle situazioni (Grimaldi, Ghislieri, 2005).
RISULTATI: Entrambe le dimensioni del TEN.REG. correlano con la scala di Autocolpevolizzazione/Autocritica, inoltre – anche se debolmente – la fiducia nei confronti delle proprie capacità di prendere decisioni correla inversamente con entrambe le dimensioni del nostro questionario. La tendenza al a pentirsi delle scelte fatte correla in modo inverso con l’autoefficacia nella soluzione dei problemi.