Tale padre, tale figlio. Come coniugare la bassa mobilità sociale e le azioni di orientamento?

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di Andrea Laudadio

Perché sia possibile realizzare con successo una attività di orientamento sono necessarie molte cose. Tra queste, due dei più nobili e alti prerequisiti sono l’esistenza di una elevata dose di: libertà individuale ed equità sociale. Facilmente, si può immaginare quanto possa essere limitata una azione orientativa dedicata ad un soggetto “non libero” di prendere le sue decisioni e di fare le proprie scelte. Similmente, si possono immaginare i limiti di un orientamento in situazioni in cui – a causa della bassa equità sociale – l’individuo non sia nelle condizioni di poter dare seguito alle sue scelte e alle sue decisioni, ad esempio, a causa della mancanza della disponibilità economica per poterlo fare. L’equità sociale può essere “misurata” in vari modi. Il Coefficiente di Gini- ad esempio – fornisce una indicazione circa la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi all’interno di uno specifico contesto o di una nazione. L’Italia (come tutti i PIIGS) ha un Coefficiente di Gini più alto della media UE, evidenziando una distribuzione poco equa dei redditi e dei salari. Questo risultato è dovuto sia alle differenze tra Nord e Sud, sia a una più generale carenza di equità sociale. Numerosi economisti si sono interrogati sulla relazione tra equità e crescita economica (Kaldor, 1956; Okun, 1975; Edin e Topel, 1997). Barro (2000) ha evidenziato come la disuguaglianza, nei paesi poveri, riduca la crescita mentre la incrementa nei paesi ricchi. Secondo Gylfason e Zoegan (2003) una maggiore equità consente di investire nella formazione e nello sviluppo delle persone che – nel medio e lungo periodo – diventa un importante fattore di sviluppo.

Un secondo indice di misurazione dell’equità è la mobilità sociale in grado di fornire indicazioni circa l’apertura/chiusura o fluidità di una società. Gli indici di mobilità sociale ci consentono di dire quanto pesi l’estrazione socio-economica (famiglia di origine) nel determinare il futuro di un individuo. La fotografia scattata dall’ISTAT (2012) conferma una bassissima fluidità sociale. Attualmente, la classe di origine influisce in misura rilevante sulla mobilità sociale, determinando disuguaglianze nelle opportunità degli individui. In Italia le classi più elevate riescono ad assicurare ai propri figli un vantaggio nell’accesso a posizioni di privilegio e un maggiore livello di protezione dal rischio di mobilità verso il basso.

Libertà individuale e eguaglianza sociale potrebbero rappresentare, sopratutto nel contesto italiano, limiti evidenti all’efficacia delle azioni orientative. Per questo motivo abbiamo deciso di valutarne l’impatto ricontattando, a distanza di 5 anni da un intervento di orientamento di 3 giornate di cui avevano beneficiato, 200 giovani a cui è stato chiesto, tramite un questionario a scelta multipla somministrato in modalità CAWI, di rispondere nuovamente ad alcune domande già somministrate in precedenza. Nel corso dell’intervento saranno presentati i principali risultati registrati.