Coping e Tendenza al regret

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Dettagli:

 Coping and Tendency to fell regret.

di Andrea Laudadio*, Marina Conti**, Cinzia Giorgetta**
* Facoltà di Psicologia 1 – Università di Roma “La Sapienza”
** Facoltà di Psicologia 2 – Università di Roma “La Sapienza”

Per contatti:
Andrea Laudadio
Via Giovanni Botero, 29 – 00179 Roma
Tel. 06.85.49.854
Cell. 338.22.42.092
Email: andrea.laudadio@uniroma1.it

Riassunto

In letteratura il regret è studiato prevalentemente in relazione ad aspetti fortemente situazionali, anche se sembra confermata l’esistenza del costrutto della tendenza al regret. In particolare, pochi sono gli studi che abbiano analizzato la dimensione del regret in relazione alle dimensioni individuali. L’obiettivo del presente contributo è analizzare eventuali relazioni tra il coping e la tendenza al regret. Sono stati utilizzati due strumenti: il Coping Orientation to Problems Experienced (Carver, Scheier e Weintraub, 1989) e la Tendency to fell regret (Laudadio, Giorgetta, Amendola e Baumgartner, 2007) somministrati ad un campione di 800 soggetti (50% femmine) con età media di 40 anni e 10 mesi. I risultati dello studio confermano una consistente relazione tra le dimensioni dei due costrutti, soprattutto per quanto riguarda il sottocampione dei maschi.

Summary

In literature, regret has been exclusively studied in relation to highly situational aspects, although it seems to be confirmed the existence of the construct of the tendency to feel regret. In particular, only a few studies have analysed the dimension of regret in relation to individual dimensions. The aim of this report is to analyse possible relationships between coping and the tendency to feel regret. Specifically, two tools have been used to evaluate these relationships: the Coping Orientation to Problems Experienced (Carver, Scheier and Weintraub, 1989) and the Tendency to Feel Regret (Laudadio, Giorgetta, Amendola, Baumgartner, 2007), which were administered to a sample of 800 people (50% female) with an average age of 40 years and 10 months. The results of the study confirm a close relationship between these two constructs, especially with regard to the male sub-sample.

Parole chiave: Coping, Regret, Differenze di genere

Keywords: Coping, Regret, Human sex differences

Introduzione

Frequentemente – nell’ambito dell’orientamento – vengono utilizzati in modo interscambiabile due termini: decidere e scegliere. Mentre il primo – etimologicamente – rimanda al latino caedere, ovvero “tagliare” o “uccidere”, la seconda  deriva da ex-eligere, quindi a eleggere, o meglio, separare la parte migliore di una cosa dalla peggiore. In questa prospettiva i due termini rimandano a processi, meccanismi ed esiti diversi. Da una parte, decidere rimanda alla selezione di una alternativa tra alcune a disposizione, dall’altra, scegliere rappresenta un percorso più lento di costruzione dell’opzione preferita.

Attualmente, l’orientamento (in termini di azione professionale) sembra essere schiacciato sull’accompagnamento alla decisione piuttosto che sul potenziamento delle risorse di scelta, poiché – purtroppo! – viene collocato sempre più a ridosso dei momenti di transizione e quindi della decisione tra alternative (Laudadio e D’Alessio, in corso di stampa).

Quest’ultimo processo – la decisione tra alternative – è ampiamente dimostrato essere in relazione con due costrutti: il regret (Bell, 1982; Kahneman e Miller, 1986; Loomes e Sugden, 1982; Mellers, 2000; Miller e Taylor, 1995; Tsiros, 1998; Zeelenberg, van Dijk, Manstead e van der Pligt, 2000) ed il coping (D’Zurilla e Nezu, 1989; Heppner e Krauskopf, 1987; Polya, 1968). Nel primo caso, poiché una decisione genera una certa quota di regret, nel secondo caso perché la decisione è in qualche modo influenzata dalla nostra capacità e dai nostri stili di fronteggiare lo stress di cui la decisione è portatrice.

Il regret

Secondo l’economista Bell, il regret è “la differenza di valore tra i benefici ricevuti e i massimi livelli di beneficio prodotti da un’altra alternativa” (1982, p. 963). In ambito psicologico il regret è in relazione con i pensieri controfattuali ed è oggetto di una ricca e complessa prospettiva di ricerca (Boninger, Gleicher e Strathman, 1994; Guttentag e Ferrell, 2004; Kahneman e Miller, 1986; Kahneman e Tversky, 1982; Landman, 1993; Mandel, 2003; Walchli e Landman, 2003).

Infatti, esistono numerose ricerche sulle emozioni – e, in particolare, sul rammarico – associate a risultati positivi o negativi a seguito di decisioni giuste o sbagliate. Nello specifico, diversi ricercatori si sono interessati ai pensieri controfattuali associati alle esperienze emotive (es. Medvec, Madey e Gilovich, 1995; Roese e Olson, 1995), ed è stato dimostrato che i pensieri controfattuali sono in grado di indurre emozioni in ragione del confronto tra “ciò che è” e “ciò che avrebbe potuto essere” se, per esempio, la scelta fosse stata diversa (es. Roese e Olson, 1995). I pensieri controfattuali, inoltre, influenzerebbero le emozioni non solo amplificandole (Kahneman e Miller, 1986) ma dando loro anche una forma: aiutano, in altre parole, a definire le specifiche emozioni delle esperienze individuali in reazione a determinate situazioni (Niedenthal, Tangney e Gavanski, 1994). L’emozione del rammarico è stata definita come “emozione controfattuale comportamento-focalizzata” (es., Zeelenberg, van Dijk, van der Pligt, Manstead, van Empelen e Reinderman, 1998). Il rammarico deriverebbe da un processo di confronto fra “cosa è…” e “cosa avrebbe potuto essere se…” o, in altri termini, dal confronto fra il risultato fattuale della decisione presa e il risultato controfattuale che si avrebbe potuto avere se la scelta fosse stata diversa. Il rammarico implica quindi il fatto di modificare l’azione scelta attraverso il confronto di diversi stati del mondo “controfattuale focalizzato sul comportamento” (Zeelenberg et al., 1998). Inoltre, gli effetti del pensiero controfattuale comportamento-focalizzato sul rammarico sono strettamente correlati al senso di responsabilità e alle attribuzioni interne (per esempio, il grado in cui ci si sente responsabili del risultato e si percepisce che la causa del risultato è la scelta che abbiamo fatto). Relativamente al ruolo del rammarico come conseguenza dei risultati negativi derivanti dalla scelta fatta, c’è un generale accordo sul fatto che a produrre maggiore rammarico sarebbero gli eventi maggiormente mutabili, cioè quelli di cui se ne può facilmente immaginare l’alternativa controfattuale – la simulazione mentale di cosa sarebbe successo se la scelta fosse stata diversa (es. Avni-Badad, 2003; Byrne e McEleney, 2000) – e che, pertanto, vengono considerati più “causali” (es. Kahneman e Miller, 1986).

Sono due i principali modelli teorici formulati circa il regret. Secondo la “decision affect theory” (DAT) (Mellers, Schwartz, Ho e Ritov, 1997), il modo in cui le persone si sentono, a seguito di una decisione presa, è in gran parte determinato dal pensiero controfattuale. In generale, un risultato negativo è vissuto con minore delusione se l’alternativa controfattuale è peggiore, e con minore soddisfazione se l’alternativa è migliore.

Nel modello chiamato “Decision Justification Theory” (DJT) (Connolly e Zeelenberg, 2002) si ipotizza che esistono due componenti centrali del rammarico dovute alla decisione: la prima, legata al sentimento di responsabilità, colpa e valutazione soggettiva della qualità della decisione, che ha luogo anche se non si sa cosa sarebbe successo se la scelta fatta fosse stata diversa (causalità); la seconda, invece, deriverebbe dal confronto fra il risultato che segue ad una decisione e un altro che avrebbe potuto verificarsi se la scelta fosse stata diversa, e che dipende in larga parte dalla disponibilità delle informazioni sui diversi risultati (comparativo). In generale, il sentimento di rammarico come conseguenza delle scelte è una combinazione di queste due componenti, anche se non è detto che siano presenti entrambe (quando, ad esempio, il risultato che otteniamo è positivo ma proviamo rammarico perché consapevoli che la scelta fatta era del tutto sbagliata e ingiustificabile ). Nel caso in cui invece i risultati sono negativi, a seguito di una scelta meditata e di una valutazione accurata dei possibili rischi, ovviamente si prova rammarico in quanto i risultati sono diversi da quelli sperati, ma in ogni caso non c’è ragione per sentirsi in colpa rispetto alla scelta fatta in quanto era pienamente giustificata essendo la migliore possibile. In sintesi, se le scelte sono giustificate il rammarico è minore: infatti le persone provano maggiore rammarico quando il loro comportamento va contro quelle che erano le loro iniziali intenzioni (Pieters e Zeelenberg, 2005), a prescindere dal risultato.

Il coping

Anche se nella sua accezione immediata esprime la capacità di “far fronte alle situazioni” (Frydenberg, 1997) tuttavia, secondo Zani e Cicognani (2002), considerare il coping come sinonimo di “far fronte a”, “affrontare qualcosa”, “reagire a” è riduttivo perché non si prende adeguatamente in considerazione la:

«specificità e la molteplicità dei processi in cui sono coinvolte le persone quando cercano di gestire eventi traumatici o situazioni quotidiane stressanti.» (pag. 89).

La necessità di render conto della complessità del costrutto ha contribuito in modo decisivo a generarne numerose definizioni che il più delle volte convergono nel definire la sua finalità, ovvero quella di ridurre lo stress e, più in generale, favorire un incremento del benessere personale a seguito delle risposte adottate (Skinner e Wellborn, 1994).

Diversi autori, impegnati nel rintracciare una definizione esaustiva di coping, ne sottolineano la sua complessità (Asprea e Villone Betocchi, 1998; Vollrath, 2001), dinamicità (Frydenberg e Rowley, 1998; Lazarus e Folkman, 1984; Lazarus 1991, 1996) e il carattere multidimensionale (Chan, 1994; Endler e Parker, 1990, 1994; Zani e Cicognani, 2002). Tuttavia la convergenza che si registra intorno a questi aspetti è per certi versi ingannevole, essendo altrettanto numerosi gli aspetti controversi che emergono ad una lettura più attenta dei vari contributi sul tema (cfr. Laudadio e D’Alessio, in corso di stampa).

Diversi autori (Ferrari, Nota e Soresi, 2002; Heppner, Wei, Lee, Wang e Pretorious, 2002) sostengono che il coping assuma un ruolo determinante nei processi di adattamento e più in generale, nella gestione degli eventi stressanti della vita. Molto stretto sembrerebbe essere quindi il legame tra coping e problem solving. Come viene evidenziato da Ferrari, Nota e Soresi (2003) attraverso l’analisi di alcune definizioni fornite in letteratura sul problem solving: tale concetto può essere assimilato ai processi cognitivi ed affettivi-motivazionali, consistenti in una sequenza di operazioni altamente complessa, per mezzo dei quali gli individui identificano strategie per affrontare e risolvere, in modo efficace una serie diversificata di situazioni quotidiane difficili (D’Zurilla e Nezu, 1989; Polya, 1968) provenienti dall’ambiente o dall’individuo stesso (Heppner e Krauskopf, 1987). In questa prospettiva, diversi autori hanno esplorato la relazione tra decisione/indecisione e coping (Nota, 2000; Ferrari e Dovidio, 2000; 2001), evidenziando che gli studenti maggiormente indecisi ricorrono con più frequenza a strategie decisionali meno efficaci e, in presenza di scelte complesse, hanno strategie meno efficienti per arrivare a scelte vantaggiose.

Ferrari, et. al. (2002), all’interno dello studio di validazione dello strumento “Idee e atteggiamenti sul futuro scolastico professionale”, illustrano come l’indecisione influenzi, in maniera fondamentale, la capacità di scegliere in maniera efficace ed efficiente. Gli studenti più indecisi sembrano avere delle caratteristiche peculiari: presentano livelli minori di abilità di problem solving e maggiori livelli di disagio in contesti scolastici (Ferrari et al., 2002; Nota, 1998, 1999; Nota e Soresi, 1998). Inoltre, i soggetti che si caratterizzano come mediocri risolutori di problemi sembrano manifestare peggiori strategie di coping e tendenza alla procrastinazione ed alla passività (Larson, Piersei, Imao e Allen, 1990; Logan, 1988, 1989).

Recentemente (Laudadio, Amendola, Giorgetta e Lolli, 2007) è stata confermata l’esistenza di una relazione tra la tendenza al rammarico e la capacità percepita di prendere decisioni. Lo studio ha evidenziato come per le femmine la tendenza al rammarico si riveli un buon predittore dell’autoefficacia decisionale.

Quale relazione tra coping e regret?

In letteratura sono pochi gli studi che hanno esplorato la relazione tra regret e coping e, quando è stato fatto, coping e regret rientravano all’interno di un progetto di ricerca più ampio. Ad esempio, dallo studio di Ueichi e Kusumi (2004) emergerebbe che i soggetti per i quali il regret deriva dall’inazione ricorrono allo stile di coping della razionalizzazione in modo minore rispetto a coloro per i quali il regret deriva dall’azione. Mentre dalla ricerca di Sheehan, Sherman, Lam e Boyages (2007) sembrerebbe emergere un ruolo di mediazione del coping all’interno della tendenza al rammarico.

Obiettivo e ipotesi

Dall’analisi della letteratura emerge che la relazione tra coping e regret sia in gran parte ancora non esplorata. Le motivazioni di questo sono molteplici. In primo luogo, attualmente il regret viene esplorato quasi esclusivamente in relazione a situazioni e momenti di decisione, anche se sembrerebbe essere confermata l’esistenza non solo di un regret situazionale ma anche di una tendenza al regret individuale e non situazionale (cfr. Laudadio et al., 2007; Sheehan et al., 2007). Inoltre, sempre nello studio sul regret risulta in larga parte inesplorato come le dimensioni individuali contribuiscano a determinare il rammarico situazionale e/o la tendenza al rammarico. In ultimo, anche dove la relazione tra coping e regret viene esplorata (Sheehan et al., 2007) poco viene indicato circa le diverse strategie di coping e il regret e la relazione viene ridotta al rapporto tra livello di stress percepito e rammarico.

Nel tentativo di offrire un contributo allo studio delle dimensioni individuali – in qualche modo – in relazione con il regret, in un recente studio  (Laudadio e Giorgetta, in corso di stampa) abbiamo analizzato la relazione tra tendenza al rammarico e personalità. I risultati dello studio hanno evidenziato come la relazione tra personalità e rammarico sia molto cospicua – in termini di varianza spiegata – per le femmine (44%) ma poco (17%) per i maschi. Da questo, emergerebbe che la tendenza al rammarico può essere iscritta all’interno di un quadro di personalità per le femmine, mentre per i maschi è necessario realizzare ulteriori studi per verificare se la tendenza al rammarico sia in relazione con altri costrutti.

Proprio sulla base dei motivi descritti, abbiamo ritenuto opportuno esplorare, su un ampio campione la relazione tra coping e tendenza al rammarico.

L’ipotesi generale della ricerca è che sia possibile confermare una relazione tra coping e tendenza al rammarico (Sheehan, et al. 2007).

Questa ipotesi generale è declinabile in tre ipotesi specifiche:

  1. Che la tendenza al rammarico sia in relazione con alcune specifiche strategie di coping, come la Negazione, e (inversamente) con la reinterpretazione positiva e crescita, similmente a quanto identificato da Ubichi e Kusumi (2004).
  2. In relazione al genere, l’ipotesi specifica è che sia possibile identificare una forte relazione – soprattutto per i maschi – tra coping e tendenza al rammarico (Laudadio e Giorgetta, in corso di stampa). E’ possibile infatti, che mentre per le femmine il rammarico sia fortemente ancorato all’essere (ibidem), solo per i maschi sia invece in relazione con l’agire (Ubichi e Kusumi, 2004).
  3. Che tra soggetti con alta e bassa tendenza al rammarico possano esistere delle significative differenze in relazione agli stili di coping. L’attesa è che i soggetti con alta tendenza al rammarico facciano maggiore ricorso a strategie come lo sfogo emozionale, la ricerca di comprensione, la negazione e il distacco (sia comportamentale che mentale) ovvero le strategie meno legate all’agire (cfr. Ubichi e Kusumi, 2004).

Metodo

Partecipanti

Di seguito è stata fornita un‘ampia descrizione delle caratteristiche socio-anagrafiche dei soggetti che hanno partecipato alla ricerca.

Complessivamente, hanno partecipato alla ricerca 800 soggetti bilanciati per genere: 400 femmine e 400 maschi. L’età media è di 40 anni e 10 mesi (d.s. 15 anni e 4 mesi) con una età massima di 92 anni e una minima di 18.

Rispetto al titolo di studio, il 9,13% del campione possiede la licenza elementare, l’11,75% il Diploma di scuola media inferiore, il 13,13% il diploma di un istituto professionale, il 39,88% il diploma di scuola superiore, il 24,88% la laurea. 10 soggetti (pari all’1,25% dei partecipanti totali) non ha indicato il titolo di studio.

In relazione alla condizione occupazionale, il 59,50% dei partecipanti è occupato, il 16,25% studente, il 10,00% pensionato, il 6,13% in cerca di occupazione e il 6,13% casalinga; infine 16 soggetti (pari al 2% dei partecipanti) ha risposto “altro”.

In relazione all’occupazione (tra i soggetti che hanno indicato di essere occupati) il 24,37% svolge l’attività di impiegato di concetto,  il 18,28% di operaio, il 12,61% di libero professionista, il 11,76% di impiegato direttivo, il 6,51% di artigiano di dirigente, il 5,67% di insegnante, il 4,41% di imprenditore, l’1,89% di agricoltore o bracciante agricolo e lo 0,42% di manovale; infine 36 soggetti (pari al 7,56% dei partecipanti) ha risposto indicando la categoria  “altro”.

Rispetto alla provenienza geografica, suddividendo i partecipanti per regione: il 26,63% dei soggetti proviene dal Lazio, il 24,38% dalla Campania, il 17,75% dalla Calabria, l’8,13% dall’Abruzzo, il 6,38% dalla Basilicata, il 4,75% dalla Toscana, il 3,75% dal Molise, il 3% dall’Umbria e il restante 5,25% dei soggetti da altre regioni che non raggiungono – singolarmente –  il 3%.

Procedura

La rilevazione dei dati è stata svolta nei mesi di febbraio, marzo e aprile del 2006. A ciascun soggetto partecipante, sono stati somministrati due

questionari (oltre ad un breve questionario anagrafico), da compilare in modo anonimo. È stata utilizzata una procedura di campionamento accidentale di convenienza. Per coinvolgere un numero così alto di soggetti adulti sono state utilizzate due procedure: Nella prima (che ha riguardato circa il 20% dei soggetti) sono stati coinvolti alcuni enti di formazione (che hanno reso possibile realizzare alcune somministrazione collettive ai loro allievi) o PMI italiane, dall’altro – grazie alla collaborazione di alcuni volontari, studenti della facoltà di Psicologia dell’Università “La Sapienza” – i restanti questionari sono stati somministrati individualmente attraverso una procedura a cascata.

In qualunque caso, le somministrazioni sono state svolte da soggetti precedentemente formati e le somministrazioni sono state standardizzate in relazione alle consegne e alle indicazioni fornite ai soggetti.

Ciascun soggetto è stato preliminarmente informato circa gli scopi generali della ricerca e il trattamento dei dati. A ciascun soggetto è stata fornita indicazione del riferimento telefonico e dell’indirizzo e-mail del responsabile del trattamento dati della ricerca ed stata richiesta preventiva autorizzazione scritta al trattamento dei dati (come indicato dalla normativa sulla privacy in vigore in Italia).

Strumenti

Sono stati utilizzati due strumenti: la TEN.REG. – Tendency to fell regret nella versione per adulti (Laudadio e Giorgetta, in corso di stampa) e il COPE – Coping Orientation to Problems Experienced (Carter et al., 1989) nell’adattamento italiano (Sica et al., 1997). Ovviamente, è stata inserita anche una scheda introduttiva per raccogliere informazioni socio-anagrafiche che consentissero una puntuale descrizione del campione, ovvero: genere, età, stato civile,  provincia di residenza, titolo di studio e condizione occupazionale.

TEN.REG. – Tendency to fell regret versione adulti (Laudadio e Giorgetta,  in corso di stampa) è l’adattamento per adulti della versione per adolescenti (Laudadio et al., 2007), la versione per adulti è monofattoriale e costituita da 8 item con formato di risposta a 5 posizioni (da 1= per niente a 5= perfettamente), con lo scopo di misurare quanto un soggetto ricorra sia a dimensioni cognitive del regret, ovvero la tendenza all’uso dell’euristica del ragionamento controfattuale che all’aspetto emotivo del regret, ovvero alla tendenza alla valutazione negativa di una scelta fatta (α=867). Un item esemplificativo di questa scala è: “Penso spesso: ah! se mi fossi comportato/a in maniera diversa, questo non sarebbe accaduto!”.

COPE – Coping Orientation to Problems Experienced (Carver et al., 1989)  nell’adattamento italiano (Sica et al., 1997): costituito da 60 item con formato di risposta a 4 posizioni (da 1= Di solito non lo faccio a 4= Lo faccio quasi sempre), con lo scopo di misurare gli stili di coping in relazione a quindici meccanismi di coping: Attività: intraprendere qualche tipo di azione per eliminare lo stress o attutirne gli effetti (es. “Mi sforzo di gestire la situazione o il problema”); Pianificazione: riflettere, pianificare, elaborare strategie per superare il problema (es. “Penso a come gestire al meglio il problema”); Soppressione di attività competitive: mettere da parte ogni altra attività, evitare la distrazione per poter trattare più efficacemente il problema (es. “Mi concentro nel trattare questo problema, e se necessario metto da parte le altre cose”); Contenimento: aspettare l’occasione propizia per affrontare lo stress, trattenersi dall’agire impulsivamente (es. “Mi trattengo dal fare qualsiasi cosa fino a che la situazione non lo permetta”); Ricerca di informazioni: chiedere consigli, assistenza, informazioni (es. “Cerco di farmi consigliare da qualcuno sul da farsi”); Ricerca di comprensione: ottenere supporto morale, rassicurazioni, comprensione (es. “Cerco sostegno morale dagli amici o parenti”); Sfogo emotivo: esprimere emozioni, dare sfogo ai propri sentimenti (es. “Do libero sfogo ai miei sentimenti”); Reinterpretazione positiva e crescita: elaborare l’esperienza critica in termini positivi o di crescita umana (es. “Cerco di utilizzare le esperienze negative per crescere come persona); Accettazione: accettazione della situazione e/o della propria incapacità nell’affrontarla (es. “Accetto che ciò sia accaduto e che non possa essere cambiato; Dedicarsi alla religione: cercare aiuto o conforto nella religione (es. “Cerco aiuto in Dio”); Umorismo: prendersi gioco della situazione, riderci sopra (es. “Rido della situazione”); Negazione: rifiutare l’esistenza della situazione critica, tentare di agire come se lo stress non esistesse (es. “Mi rifiuto di credere che ciò sia accaduto); Distacco comportamentale: si riducono gli sforzi per trattare la situazione critica, si abbandonano i tentativi di risoluzione (es. “Riconosco che non posso farci niente e abbandono ogni tentativo di agire”); Distacco mentale: è il contrario della Soppressione di attività competitive e implica distrarsi, sognare ad occhi aperti, dormire più a lungo, “immergersi” nella televisione, ecc. (es. “Mi dedico al lavoro o ad altre attività per distrarmi”); Uso di droghe o alcool: usare alcool o droghe per tollerare lo stress (es. “Faccio uso di alcool o droghe o farmaci per sentirmi meglio).

Dall’analisi fattoriale effettuata nel percorso di adattamento italiano del COPE (Sica et al., 1997), sono stati ricavati cinque meta-dimensioni:  1) Supporto Sociale (α=.88), composto dalle sottodimensioni di “Ricerca di comprensione” (α= .81), “Ricerca di informazioni” (α= .81) e “Sfogo emotivo” (α= .84);  2) Strategie di evitamento (α= non riportata), costituito da cinque sottodimensioni: “Negazione” (α= .57), “Umorismo” (α= .83), “Uso di droghe o alcool” (α= .93), “Distacco comportamentale” (α= .46), “Distacco mentale” (α= .31); 3) Attitudine positiva (α= non riportata), formato da: “Accettazione” (α= .67), “Contenimento” (α= .60) e “Reinterpretazione positiva e crescita (α= .67); 4) Orientamento al problema (α=.79) composto da tre sottodimensioni: “Soppressione di attività competitive” (α= .66), “Pianificazione” (α= .76), “Attività” (α= .43); 5) Religione (α= .92) definito da una sola sottodimensione: “Dedicarsi alla religione” (α= .92).

Analisi dei dati

Preliminarmente è stata sondata la coerenza interna di ciascuno dei due strumenti attraverso la rilevazione dell’α di Cronbach per l’attendibilità. Per il COPE è stato calcolato l’indice di attendibilità per tutte le sottoscale.

Sul gruppo di riferimento sono state calcolate la media, la deviazione standard, l’indice di asimmetria e di curtosi per avere una panoramica quantitativa preliminare circa l’andamento delle diverse variabili per verificarne la sovrapponibilità con una distribuzione normale.

Per osservare i legami tra le dimensioni di coping e la tendenza al rammarico è stata effettuata un’analisi correlazionale (coefficiente r di Pearson). Per entrambi i questionari sono stati calcolati i punteggi totali per ogni soggetto per ciascuna sottoscala. Le misure ottenute sono state analizzate nelle loro rispettive correlazioni attraverso una matrice che correla le scale e le sottoscale del COPE con la tendenza al rammarico. L’analisi è stata replicata suddividendo il campione sulla base del genere.

Per valutare il grado di influenza della dimensione di coping sulla tendenza al rammarico è stata eseguita un’analisi della regressione lineare multivariata stepwise forward, affidando l’ulteriore selezione agli automatismi del software di analisi. La tendenza al rammarico è stata utilizzata come variabile indipendente e le sottoscale del COPE come variabile dipendente.

Per esplorare con maggiore accuratezza la relazione tra coping e tendenza al rammarico si è fatto ricorso alla metodologia dei gruppi contrapposti. Dal campione totale dei soggetti sono stati selezionati due sottogruppi di soggetti: a) soggetti con elevato livello di tendenza al rammarico con punteggi totali maggiori di una deviazione standard dalla media del campione; b) soggetti con basso livello di tendenza al rammarico con punteggi di questionario inferiori di una deviazione standard dalla media del campione. Per verificare la presenza di differenze tra questi due gruppi rispetto alle dimensioni di coping misurate dallo strumento è stata condotta un’analisi della varianza multivariata con campioni indipendenti (MANOVA). Gli effetti univariati sono stati scomposti attraverso il test ANOVA.

Per tutte le analisi dei dati è stato utilizzato il software SPSS® versione 12 in lingua inglese.

Risultati

Statistiche descrittive

In primo luogo sono stati esplorati i prerequisiti necessari per poter realizzare le analisi successive: attendibilità e normalità distributiva.

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Tabella 1 – Attendibilità delle scale

 aplha
Supporto sociale0,86
Strategie di evitamento0,89
Attitudine positiva0,70
Orientamento al problema0,73
Religione0,85
Attività0,42
Pianificazione0,57
Soppressione di attività competitive0,47
Contenimento0,45
Ricerca di informazioni0,69
Ricerca di comprensione0,74
Sfogo emozionale0,67
Reinterpretazione positiva e crescita0,59
Accettazione0,63
Dedicarsi alla religione0,85
Umorismo0,73
Negazione0,69
Distacco comportamentale0,75
Distacco mentale0,47
Uso di droghe o alcool0,86
Supporto sociale0,83
Strategie focalizzate sul problema0,69
Tendenza al rammarico0,88

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Per quanto riguarda le dimensioni del COPE, gli indici di attendibilità risultano buoni e compresi tra 0,70 e 0,89. In relazione alle 17 sottoscale del COPE gli indici risultano appena sufficienti e compresi tra 0,42 e 0,86.

La scala della tendenza al rammarico fa registrare un livello di affidabilità buono pari a 0,88.

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Tabella 2 – Distribuzione delle scale

 Mediad.s.SkewnessKurtosis 
   StatisticStd.
Error
StatisticStd.
Error
Supporto sociale29,506,930,3440,088-0,2050,175
Strategie di evitamento37,9710,250,8150,0870,0900,175
Attitudine positiva30,905,010,2480,0870,1640,174
Orientamento al problema30,925,210,1530,0880,3640,175
Religione9,613,510,2170,086-0,8520,173
Attività10,552,140,1630,0870,4410,173
Pianificazione10,582,330,0800,086-0,1850,173
Soppressione di attività competitive9,722,120,0510,087-0,2620,174
Contenimento9,841,960,2020,0870,1230,174
Ricerca di informazioni10,282,53-0,0640,086-0,0760,173
Ricerca di comprensione9,442,810,4520,087-0,2030,174
Sfogo emozionale9,802,660,3430,087-0,2020,174
Reinterpretazione positiva e crescita11,312,24-0,0840,087-0,2680,173
Accettazione9,772,490,2670,087-0,0630,173
Dedicarsi alla religione9,613,510,2170,086-0,8520,173
Umorismo7,602,610,4450,087-0,7330,173
Negazione7,622,620,5400,087-0,3210,173
Distacco comportamentale7,372,640,6590,087-0,1900,173
Distacco mentale8,962,200,3220,0870,0550,173
Uso di droghe o alcool6,393,100,9730,086-0,5150,173
Supporto sociale19,744,870,2180,087-0,1290,174
Strategie focalizzate sul problema18,703,610,0400,0870,1360,173
Tendenza al rammarico22,745,970,3970,086-0,1780,173

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L’analisi delle distribuzioni dei punteggi di scala indicano la pressoché sovrapponibilità rispetto ad una distribuzione gaussiana. Gli indici di asimmetria e curtosi sono infatti tutti compresi tra 1 e -1.

Analisi delle correlazioni

Dalla lettura della matrice di correlazione emergono delle correlazioni significative tra alcune delle dimensioni di coping e la tendenza al rammarico.

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Tabella 3 – Matrice delle correlazioni

CopingRammarico
TotaleFemmineMaschi
Supporto sociale0,297**0,187**0,375**
Strategie di evitamento0,373**0,291**0,447**
Attitudine positiva0,145**0,0850,197**
Orientamento al problema0,251**0,138**0,360**
Religione0,244**0,163**0,309**

Correlazioni significative con * p<0.05, ** p<0.01 (2 code)

———————-

In relazione alla totalità dei soggetti del campione, la tendenza al rammarico correla in modo statisticamente significativo con tutte le dimensioni di coping: Supporto sociale (.297; p<0,01), Strategie di evitamento (.373; p<0,01), Attitudine positiva (.145; p<0,01), Orientamento al problema (.251; p<0,01) e Religione (.244; p<0,01).

Suddividendo il campione in base al genere si osserva che solo l’Attitudine positiva non è correlata in modo significativo con la tendenza al rammarico per le femmine, mentre lo è solo debolmente nei maschi (.197; p<0,01).

Anche in relazione alle sottodimensioni del COPE emergono delle correlazioni significative.

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Tabella 4 – Matrice delle correlazioni

CopingRammarico
TotaleFemmineMaschi
Attività0,130**0,0080,248**
Pianificazione0,178**0,0490,307**
Soppressione di attività competitive0,255**0,205**0,308**
Contenimento0,0240,085-0,032
Ricerca di informazioni0,165**0,125*0,194**
Ricerca di comprensione0,227**0,144**0,284**
Sfogo emozionale0,361**0,217**0,466**
Reinterpretazione positiva e crescita0,041-0,0470,117*
Accettazione0,222**0,128*0,297**
Dedicarsi alla religione0,244**0,163**0,309**
Umorismo0,166**0,161**0,186**
Negazione0,356**0,230**0,469**
Distacco comportamentale0,341**0,302**0,372**
Distacco mentale0,302**0,200**0,376**
Uso di droghe o alcool0,255**0,233**0,276**
Supporto sociale0,222**0,140**0,284**
Strategie focalizzate sul problema0,161**0,0070,321**

Correlazioni significative con * p<0.05, ** p<0.01 (2 code)

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In relazione alla totalità dei soggetti del campione, la tendenza al rammarico correla positivamente e in modo statisticamente significativo con tutte le sottodimensioni. La suddivisione in base al genere indica profonde differenze. Il quadro completo dei risultati è riportato nella tabella 4.

Analisi delle regressioni

Essendo le scale di coping correlate tra loro (Carver et al., 1989; Sica et al., 1997), l’analisi delle correlazioni può nascondere il contributo di ciascuna dimensione nello spiegare la variabilità dei punteggi nella tendenza al rammarico.

Per questo scopo è stata realizzata una regressione multipla – effettuata con il metodo stepwise forward – utilizzando come predittori le sottoscale di coping e come variabile criterio la tendenza al rammarico. Sulla base delle indicazioni emerse dalla matrice di correlazione è stato ritenuto opportuno realizzare l’analisi suddividendo il campione in base al genere.

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Tabella 5 – Analisi della regressione per le femmine

 BStd. ErrorBetatSig.
Distacco comportamentale0,6040,1070,2885,6550,000
Sfogo emozionale0,3730,1150,1653,2410,001
Multiple R =  ,367
R²=  ,134
adjusted R²=  ,130

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In relazione alle femmine, il coefficiente di regressione multipla risulta significativo (F(2,359)= 27,706: p<0,001). Contribuiscono alla spiegazione della Tendenza al rammarico le dimensioni del Distacco comportamentale e dello Sfogo emozionale.

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Tabella 6 – Analisi della regressione per i maschi

 BStd. ErrorBetatSig.
Negazione0,9460,1200,4187,9060,000
Strategie focalizzate sul problema1,1930,1840,6946,4690,000
Sfogo emozionale0,3070,1100,1382,7880,006
Contenimento-0,6110,143-0,190-4,2590,000
Pianificazione-0,9420,263-0,358-3,5820,000
Dedicarsi alla religione0,2200,0680,1303,2400,001
Accettazione0,2880,1230,1202,3370,020
Reinterpretazione positiva e crescita-0,3300,132-0,118-2,4980,013
Distacco mentale0,3630,1310,1352,7700,006
Umorismo-0,2990,119-0,117-2,5110,012
Multiple R =  ,712
R²=  ,507
adjusted R²=  ,493

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Anche per quanto riguarda i maschi, il coefficiente di regressione multipla risulta significativo (F(10,372)= 723,110; p<0,001). Contribuiscono alla spiegazione della Tendenza al rammarico le dimensioni: Negazione, Strategie focalizzate sul problema, Sfogo emozionale, Contenimento (in modo inverso), Pianificazione (in modo inverso), Dedicarsi alla religione, Accettazione, Reinterpretazione positiva e crescita (in modo inverso), Distacco mentale e Umorismo (in modo inverso).

Differenze negli stili di coping tra soggetti con alta e bassa tendenza al rammarico

Sono stati costituiti due gruppi (ricorrendo alle modalità descritte nel paragrafo “Analisi dei dati”): bassa tendenza al rammarico e alta tendenza al rammarico.

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Tabella 7 – Composizione dei gruppi

GenereTendenza al rammarico
BassaAltaTotale
Femmina4569114
Maschio6265127
Totale107134241

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Il gruppo con basso rammarico è costituito da 107 soggetti (di cui 45 femmine) mentre il gruppo con alto rammarico è costituito da 134 soggetti (di cui 69 femmine). Il test Chi2 eseguito sulla tabella precedente non evidenzia differenze significative nella composizione dei due gruppi (Chi2 = 2,12; g.d.l.=1; n.s.).

La MANOVA ha evidenziato l’effetto principale del fattore gruppo per le dimensioni di coping (F(16,194)=9,88; p<0.001).

Nella tabella che segue si mostrano le statistiche descrittive dei due sottocampioni e i risultati della scomposizione degli effetti univariati.

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Tabella 8 – Scomposizione degli effetti univariati

  Mediad.s.ANOVA
AttivitàBassa10,292,13F(1,234)=20,25; p<0.01
Alta11,662,48
PianificazioneBassa10,722,22F(1,233)=10,43; p<0.01
Alta11,782,77
Soppressione di attività competitiveBassa9,522,48F(1,233)=18,70; p<0.01
Alta10,862,27
ContenimentoBassa10,092,19F(1,236)=0,40; n.s.
Alta10,042,14
Ricerca di informazioniBassa9,563,07F(1,238)=13,38; p<0.01
Alta10,952,79
Ricerca di comprensioneBassa8,562,93F(1,232)=22,72; p<0.01
Alta10,633,57
Sfogo emozionaleBassa8,482,66F(1,238)=66,51; p<0.01
Alta11,543,06
Reinterpretazione positiva e crescitaBassa11,872,46F(1,239)=1,65; n.s.
Alta12,302,66
AccettazioneBassa8,682,18F(1,238)=28,99; p<0.01
Alta10,783,51
Dedicarsi alla religioneBassa8,933,49F(1,239)=36,13; p<0.01
Alta11,663,52
UmorismoBassa6,942,57F(1,238)=7,62; p<0.01
Alta7,983,10
NegazioneBassa6,422,17F(1,233)=49,15; p<0.01
Alta8,953,15
Distacco comportamentaleBassa6,132,34F(1,238)=37,85; p<0.01
Alta8,533,44
Distacco mentaleBassa7,791,81F(1,239)=43,76; p<0.01
Alta9,802,69
Uso di droghe o alcoolBassa5,162,45F(1,239)=29,19; p<0.01
Alta7,413,71
Supporto socialeBassa18,175,65F(1,231)=21,51; p<0.01
Alta21,705,87
Strategie focalizzate sul problemaBassa19,023,49F(1,234)=11,53; p<0.01
Alta20,744,18

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Dalla scomposizione degli effetti univariati non risulta significativa la differenza tra i due gruppi esclusivamente per le dimensioni: Contenimento e Reinterpretazione positiva e crescita.

Discussione

L’analisi delle correlazioni ha evidenziato un legame tra coping e tendenza al rammarico, ma con profonde differenze in relazione al genere. Il quadro emerso dall’analisi delle correlazioni ha immediatamente suggerito la necessità di una analisi tramite la regressione multipla, utilizzando le dimensioni di coping come predittori e la tendenza al rammarico come variabile criterio. Da questa analisi sono emerse delle indicazioni molto interessanti.

In primo luogo, l’analisi delle regressioni multiple, ha confermato la differenza di genere nella relazione tra coping e tendenza al rammarico. Infatti, se per i maschi, la regressione multipla è in grado di spiegare una quota cospicua di varianza (49%), questa scende sensibilmente (13%) per le femmine. Sembrerebbe quindi, che mentre per i maschi la tendenza al rammarico sia inseribile in buona misura in un quadro di personalità, per le femmine è invece dipendente da altri fattori.

In particolare, i migliori predittori della tendenza al rammarico per le femmine sono: il Distacco comportamentale e lo Sfogo emozionale.

Donne con alto distacco comportamentale e alto sfogo emozionale andrebbero incontro ad una maggiore tendenza al rammarico.

Per i maschi i migliori predittori sono: le Strategie focalizzate sul problema, la Negazione e (inversamente) la Pianificazione. Inoltre, anche: Sfogo emozionale, Contenimento (inverso), Dedicarsi alla religione, Accettazione, Reinterpretazione positiva e crescita (inverso), Distacco mentale e Umorismo (inverso).

Uomini con alti livelli di Negazione e di Strategie focalizzate sul problema oltre ad un basso livello di pianificazione andrebbero incontro ad una maggiore tendenza al rammarico.

Tra i soggetti con bassa e alta tendenza al rammarico emergono delle differenze significative in relazione a ben 15 delle dimensioni di coping rispetto alle 17 su cui si basa il modello.

Infatti, sono esclusivamente le dimensioni del Contenimento e della Reinterpretazione positiva e crescita a non presentare differenze significative nei due gruppi.

Conclusioni, limiti e sviluppi

L’ipotesi generale della ricerca sembrerebbe confermata, in quanto i dati indicano una relazione tra la dimensione del coping e la tendenza al rammarico.

La prima delle tre ipotesi specifiche che hanno guidato il presente lavoro può essere solo parzialmente confermata poiché la relazione con la Negazione e (inversamente) con la reinterpretazione positiva e crescita è stata registrata solo con il campione dei maschi.

In relazione alla seconda ipotesi, questa sembra essere confermata. I risultati della ricerca sembrerebbero essere – in qualche modo – speculari a quelli registrati nello studio sulla relazione tra personalità e tendenza al rammarico (Laudadio e Giorgetta, in corso di stampa). Infatti, mentre nel presente studio emerge una stretta relazione tra strategie di coping e tendenza al rammarico esclusivamente per i maschi, nello studio già citato la relazione tra personalità e tendenza al rammarico spiegava una quota consistente di varianza esclusivamente per le femmine.

La lettura incrociata dei risultati dei due studi sembrerebbe suggerire l’esistenza di meccanismi profondamente diversi in relazione al genere. Mentre per le femmine la tendenza al rammarico è spiegabile in relazione alla personalità e quindi alla dimensione dell’essere, per i maschi la tendenza al rammarico è spiegabile in relazione alle strategie di fronteggiamento dello stress e quindi – in qualche modo – al modo di agire e di comportarsi.

Anche la terza ipotesi sembra essere pienamente confermata. I soggetti con alta tendenza al rammarico riferiscono un maggiore ricorso a strategie come lo sfogo emozionale, la ricerca di comprensione, la negazione e il distacco (sia comportamentale che mentale).

Questi risultati si prestano ad alcune considerazioni.

In primo luogo, viene ulteriormente confermata l’esistenza di un rammarico come dimensione individuale (Laudadio et al., 2007; Sheehan et al., 2007) e non esclusivamente situazionale (Zeelenberg et al., 1998). Riteniamo che questo aspetto sia di particolare interesse per l’orientamento in quanto sostiene l’importanza non tanto e non soltanto dell’analisi della decisione imminente a cui il soggetto è chiamato quanto – piuttosto – della storia decisionale e – di conseguenza – del peso delle decisioni passate sulle scelte future. In altre parole, è obiettivo strategico dell’orientamento esplorare “come” e “in che modo” le decisioni del passato “orientano” le scelte future (cfr. Laudadio, Amendola, Giorgetta, Lolli, 2007).

In secondo luogo, essendo la tendenza al rammarico un predittore negativo della capacità di prendere decisioni (ibidem) ed essendo profonde le differenze di genere è necessario progettare e predisporre modalità ed attività diverse (per i due generi) per poter – in fase di orientamento – diminuire la tendenza soggettiva al rammarico.

In ultimo, qualora venisse ulteriormente confermato anche da altri studi che il rammarico è legato, per le femmine, a “come si è” e per i maschi a “come si è agito” questo aspetto porrebbe le basi per nuove ed urgenti considerazioni in relazione alla dimensione del rammarico soprattutto in termini di intervento. Se appare più semplice intervenire quando è in relazione all’agire sembrerebbe più complesso quando il rammarico è invece connesso a dimensioni stabili come quelle di personalità. E’ però suggestivo pensare che proprio la diversa interpretazione degli eventi passati (nello specifico delle decisioni prese) possa essere alla base di molte delle differenze di genere che si registrano in relazione alla presa di decisione e – più in generale – nell’ambito dell’orientamento.

La presente ricerca presenta i limiti tipici di uno studio correlazionale su un campione accidentale di convenienza e, probabilmente, la cospicua numerosità dei soggetti tende ad evidenziare un numero eccessivo di livelli di significatività. Inoltre, sono almeno tre i limiti principali della ricerca: il primo è legato alla MANOVA realizzata, che pecca dell’alta collinearità registrabile tra le diverse dimensioni di coping; il secondo è legato ai bassi valori di alpha registrati per alcune dimensioni del COPE; in ultimo, lo strumento utilizzato per la misurazione del rammarico, nel suo adattamento per adulti, non consente di distinguere (a differenza della versione per adolescenti, Laudadio et al., 2007) tra le diverse dimensioni della tendenza al rammarico, ovvero dimensione cognitiva ed emozionale.

Lo sviluppo della ricerca sarà duplice: da una parte appare necessario  indagare congiuntamente coping e personalità in relazione alla tendenza al rammarico, inserendo le diverse dimensioni all’interno di un modello causale complesso che preveda al contempo coping e personalità e ne esplori le differenze in relazione al genere; dall’altro confermare – attraverso tecniche più qualitative – se per le femmine il rammarico è legato a “come si è” e se per i maschi è connesso a “come si è agito”, ad esempio attraverso l’analisi di narrazioni.

Inoltre, a nostro parere è possibile che la tendenza al rammarico sia in grado di spiegare una quota di varianza anche dove il rammarico sembrerebbe essere esclusivamente di natura situazionale. Per questo motivo intendiamo replicare alcuni degli esperimenti tradizionali nello studio del regret introducendo come dimensione di bilanciamento del campione anche la tendenza al rammarico (alta o bassa).

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