di Andrea Laudadio, Serena Mancuso, Gabriele Giorgi, Francisco Javier Fiz Perez
Università Europea di Roma
Eulab Consulting Srl
I “punti di forza” sono stati concettualizzati da Peterson e Seligman (2004) per definire, in modo scientifico, i costituenti positivi del carattere.
Non sono individuabili in letteratura studi che hanno preso in considerazione direttamente il rapporto tra l’utilizzo dei propri punti di forza e la resilienza, pur esistendo numerose ricerche che mostrano come i punti di forza siano stati studiati in relazione ad aree comuni alla resilienza, ipotizzando prossimità concettuale.
I due costrutti risultano essere associati positivamente a dimensioni quali autostima e autoefficacia, coping e humor/emozioni positive, salute e benessere.
Tra i modelli in letteratura in tema di resilienza, il modello di Richardson (2002) propone una sintesi delle caratteristiche che gli individui resilienti sembrano condividere e le fa rientrare in 4 categorie: spontaneità, etica, intuito e nobiltà d’animo. Una comparazione dell’elenco dei punti di forza con le caratteristiche degli individui resilienti identificate da Richardson evidenzia una sovrapposizione tra i concetti.
Il presente studio ha indagato il rapporto tra l’utilizzo dei propri punti di forza e la resilienza, ipotizzando una relazione positiva tra i due costrutti.
Hanno partecipato alla ricerca 935 persone tra i 19 e i 70 anni compilando due strumenti: la Strengths Use Scale (Govindji & Linley, 2007) e la Resilience Scale di Wagnild e Young (1993) nell’adattamento italiano di Girtler et al. (2010).
I risultati evidenziano una forte relazione positiva tra l’utilizzo dei punti di forza e la resilienza, aprendo la strada ad ulteriori ricerche sul tema che possano chiarire la natura del rapporto tra le due dimensioni.