Validazione di uno strumento per la misurazione della tendenza a provare regret (Tendency to feel Regret – Ten.Reg.) negli adolescenti

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Dettagli:

Il percorso di validazione di uno strumento per la misurazione della tendenza a provare regret (tendency to feel regret – ten.reg.) negli adolescenti
Validation of a scale for measuring the tendency to feel regret (ten.reg.) in adolescents

di Andrea Laudadio – Università “La Sapienza”  – Facoltà di Psicologia 2 (andrea.laudadio@uniroma1.it); Cinzia Giorgetta – Università “La Sapienza”  – Facoltà di Psicologia 2 (cinzia.giorgetta@uniroma1.it); Marco Amendola – Università di Cassino; Maddalena Baumgartner

Introduzione

Esistono numerose ricerche sulle emozioni – e, in particolare, sul rammarico – associate a risultati positivi o negativi a seguito di decisioni giuste o sbagliate e, nello specifico, diversi ricercatori si sono interessati ai pensieri controfattuali associati alle esperienze emotive (es. Roese e Olson, 1995; Medvec, Madey &Gilovich, 1995).E’ stato dimostrato che i pensieri controfattuali sono in grado di indurre emozioni in ragione del confronto tra “ciò che è” e “ciò che avrebbe potuto essere” se, per esempio, la scelta fosse stata diversa (es. Roese e Olson, 1995).
Secondo la “decision affect theory” (DAT) (Mellers, Schwartz, Ho e Ritov, 1997), ad esempio, il modo in cui le persone si sentono, a seguito di una decisione presa, è in gran parte determinato dal pensiero controfattuale. In generale, un risultato negativo è vissuto con minore delusione se l’alternativa controfattuale è peggiore, e con minore soddisfazione se l’alternativa è migliore. A questo proposito, i risultati di uno studio sulla reazione alla vincita della medaglia di bronzo o d’argento alle Olimpiadi (Medvec, Madey &Gilovich, 1995; Medvec&Savitsky, 1997) – coloro che avevano vinto la medaglia di bronzo erano più felici e soddisfatti di quelli che avevano vinto la medaglia d’argento – possono considerati come prova della validità di questa teoria[1]. I pensieri controfattuali, inoltre, influenzerebbero le emozioni non solo amplificandole (Kahneman e Miller, 1986) ma dando loro anche una forma: aiutano, in altre parole, a definire le specifiche emozioni delle esperienze individuali in reazione a determinate situazioni (Niedenthal, Tangney, e Gavanski, 1994). L’emozione del rammarico è stata definita come “emozione controfattuale comportamento-focalizzata” (es.: Zeelenberger e al., 1998). In buona sostanza il rammarico deriverebbe da un processo di confronto fra “cosa è…” e “cosa avrebbe potuto essere se…” o, in altri termini, dal confronto fra il risultato fattuale della decisione presa e il risultato controfattuale che si avrebbe potuto avere se la scelta fosse stata diversa. Il rammarico implica quindi il fatto di modificare l’azione scelta attraverso il confronto di diversi stati del mondo “controfattuale focalizzato sul comportamento” (Zeelenberg et al, 1998). Inoltre, gli effetti del pensiero controfattuale comportamento-focalizzato sul rammarico sono strettamente correlati al senso di responsabilità e alle attribuzioni interne (per esempio, il grado in cui ci si sente responsabili del risultato e si percepisce che la causa del risultato è la scelta che abbiamo fatto).Nel modello chiamato “Decision Justification Theory” (DJT) (Connolly e Zeelenberg, 2002) si ipotizza che esistono due componenti centrali del rammarico, dovute alla decisione: la prima, legata al sentimento di responsabilità, colpa e valutazione soggettiva della qualità della decisione, che ha luogo anche se non si sa cosa sarebbe successo se la scelta fatta fosse stata diversa (causalità); la seconda, invece, deriverebbe dal confronto fra il risultato che segue ad una decisione e un altro che avrebbe potuto verificarsi se la scelta fosse stata diversa, e che dipende in larga parte dalla disponibilità delle informazioni sui diversi risultati (comparativo). In generale, il sentimento di rammarico come conseguenza delle scelte è una combinazione di queste due componenti, anche se non è detto che siano presenti entrambe (quando, ad esempio, il risultato che otteniamo è positivo ma proviamo rammarico perché consapevoli che la scelta fatta era del tutto sbagliata e ingiustificabile[2]). Nel caso in cui invece i risultati sono negativi, a seguito di una scelta meditata e di una valutazione accurata dei possibili rischi, ovviamente si prova rammarico in quanto i risultati sono diversi da quelli sperati, ma in ogni caso non c’è ragione per sentirsi in colpa rispetto alla scelta fatta in quanto era pienamente giustificata essendo la migliore possibile. In sintesi, se le scelte sono giustificate il rammarico è minore: infatti le persone provano maggiore rammarico quando il loro comportamento va contro quelle che erano le loro iniziali intenzioni (Pieters & Zeelenberg, 2005), a prescindere dal risultato. Il rammarico è l’emozione che ha ricevuto maggiore attenzione anche da parte dei teorici della decisione. Fra le prime ricerche sul rammarico lo studio condotto da Kahneman e Tversky (1982), più volte citato negli studi successivi, è stato di notevole importanza. Gli autori hanno dimostrato che il risultato che deriva dalla decisione di agire provoca maggiore rammarico rispetto al risultato derivante dalla decisione di non agire. Kahneman e Tversky (1982) hanno infatti formulato la norm theory, per la quale le azioni sono maggiormente soggette a mutazioni rispetto alle non azioni, quindi vissute come più causali rispetto alle non azioni e, di conseguenza, favorirebbero la comparsa di reazioni più intense, soprattutto in termini di rammarico[3].
Relativamente al ruolo del rammarico come conseguenza dei risultati negativi derivanti dalla scelta fatta, c’è un generale accordo sul fatto che a produrre maggiore rammarico sarebbero gli eventi maggiormente mutabili, cioè quelli di cui se ne può facilmente immaginare l’alternativa controfattuale – la simulazione mentale di cosa sarebbe successo se la scelta fosse stata diversa (es. Byrne e McEleney, 2000; Avni-Badad, 2003) – e che, pertanto, vengono considerati più “causali” (es. Kahneman e Miller, 1986). Un evento viene considerato la causa più determinante di un risultato se, quando mutato nell’alternativa controfattuale, è in grado di annullare il risultato (Wells e Gavanski, 1989). Inizialmente Roseman (1994) e successivamente Zeelenberg et al. (1998), al fine di indagare l’emozione del rammarico, hanno formulato diversi item che misurano il rammarico nei suoi diversi aspetti: sentimento, pensieri, tendenza all’azione, azione, scopi legati all’emozione. Da questi item è emerso come fondamentalmente l’esperienza di rammarico porterebbe a sentire più intensamente che “uno se lo sarebbe dovuto aspettare, l’avrebbe dovuto sapere”, a pensare più intensamente all’errore fatto, a sentire di più di doversi punire e di correggere l’errore, al desiderio di superare l’evento e di avere una seconda possibilità (Zeelenberg et al, 1998). Anche Creyer e Ross (1999), successivamente, hanno formulato un questionario in cui sono presenti 4 item che misurano il rammarico. Recentemente Schwartz et al. (2002) hanno costituito una scala, composta da 5 item. Tuttavia, oggi non esistono strumenti validati su soggetti italiani, e in particolare su adolescenti, che indaghino la tendenza all’emozione di rammarico, soprattutto rispetto alle sue componenti: “tendenza al pentirsi delle scelte fatte” e tendenza a formulare pensieri controfattuali.

Obiettivo dello studio

L’obiettivo generale del presente lavoro è quello di mettere a punto un questionario che sia in grado di fornire una misura dell’aspetto più strettamente emotivo del regret, relativo ad un sentimento di pentimento delle scelte fatte, e del suo aspetto più strettamente cognitivo, inerente alla produzione di pensieri controfattuali, negli adolescenti. L’obiettivo generale è declinabile nella volontà di verificare:

  1. Se la tendenza al regret è identificabile come un costrutto specifico, coerente e confrontabile;
  2. Se tale costrutto permetta di identificare adolescenti con un’alta e con una bassa tendenza sia a provare emozioni negative in seguito alle scelte fatte e sia al ragionamento controfattuale. Nello specifico questo obiettivo è declinabile in 5 sottopunti:
  3. Valutare e verificare la struttura fattoriale del questionario;
  4. Valutare l’attendibilità delle singole dimensioni del questionario;
  5. Verificare l’eventuale presenza di differenze di genere;
  6. Rilevare la validità convergente attraverso la relazione con la scala di Autoefficacia percepita nella Soluzione dei Problemi (Pastorelli, Vecchio, Boda, 2001), Quanta fiducia ho in me (Nota, Soresi, 2003) e Io di fronte alle situazioni (Grimaldi, Ghislieri, 2005);
  7. Verificare la validità di costrutto del questionario attraverso la metodologia dei gruppi contrapposti rispetto alle dimensioni valutate.

Metodo

Fase 1. L’individuazione di una gamma di item ritenuti rappresentativi dell’atteggiamento che detengono le persone nei riguardi delle scelte sbagliate è stato il momento principale della fase iniziale del lavoro, nella quale sono stati coinvolti 30 soggetti di età compresa tra i 16 e i 26 anni (M= 18 anni e 6 mesi; DS= 1 anno e 1 mese), metà dei quali maschi e metà femmine. Ai soggetti sono state proposte diverse vignette (12) in cui veniva presentata la storia di una persona cui accadeva un evento spiacevole a causa di scelte sbagliate; successivamente veniva chiesto loro di completare il racconto descrivendo quello che questa persona avrebbe fatto, pensato o provato[4]. Questa metodologia ha consentito una notevole produzione di item in relazione a molti degli ambiti e dei contesti in cui si manifesta la tendenza al regret degli individui: ne sono stati elaborati 41, poi sottoposti  al giudizio di due valutatori indipendenti. Gli indicatori che entrambi i giudici hanno ritenuto rappresentativi – rispetto ai criteri generativi concordati – sono stati inclusi nella prima versione dello strumento, costituita da 26 item;

Fase 2. La prima versione del questionario (26 item), messa a punto nella precedente fase, è stata somministrata a 20 soggetti con una età inferiore a quella del campione di riferimento per verificarne la corretta comprensione degli item. E’ stata utilizzata la procedura del thinking aloud[5], al termine della quale si è deciso di eliminare 3 item.

Fase 3. La seconda versione dello strumento (23 item) è stata proposta ad un gruppo di 284 soggetti di età compresa tra 15 e 31 anni (M= 17 anni e 6 mesi; DS= 2 anni e 3 mesi), di cui il 54,92 % femmine e il 45,08% maschi. Come viene suggerito in letteratura (Ercolani e Perugini, 1997) sono stati eliminati gli item che presentavano valori di asimmetria e curtosi maggiori di |1|. L’analisi – oltre che per l’intero campione – è stata ripetuta suddividendo i soggetti sulla base del genere (Kline, 1996). Complessivamente l’analisi della simmetria e curtosi ha portato all’eliminazione di 6 item. Gli item rimanenti sono stati sottoposti ad analisi delle componenti principali con rotazione Oblimin. Preliminarmente è stato sondato il livello di adattabilità di un modello fattoriale ai dati in nostro possesso. Per questo motivo sono state eseguite due delle tradizionali verifiche: il test di sfericità di Bartlett e il test di adeguatezza campionaria di Kaiser-Meyer-Olkin[6].
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Tabella 1 – Test preliminari all’analisi fattoriale

Kaiser-Meyer-Olkin Measure of Sampling Adequacy,919
Bartlett’s Test of SphericityApprox. Chi-Square1856,640
 df91
 Sig.,000

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Il livello di significatività associato al test di Bartlett è più basso degli usuali livelli di significatività, e porta quindi al rifiuto dell’ipotesi di sfericità dei dati. La misura di Kaiser-Meyer-Olkin è pari a .919, valore indica un buon livello di adeguatezza del modello ai dati. Sono stati eliminati 3 item che saturavano su più fattori contemporaneamente. La ripetizione dell’analisi ha consentito di individuare due fattori con autovalori maggiori di 1, in grado di spiegare il 55,88% della varianza[7].
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Tabella 2 – Varianza spiegata

 VarianzaVarianza ricalcolataVarianza cumulata
Fattore I46,2836,4836,48
Fattore II9,5919,4055,88

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Nella tabella seguente vengono riportate le saturazioni fattoriali registrate.
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Tabella 3 – Saturazioni fattoriali

 Fattore IFattore II
Item 100,869 
Item  30,822 
Item 10,816 
Item 90,779 
Item 50,765 
Item 140,604 
Item 130,591 
Item 150,491 
Item 6 0,754
Item 12 0,675
Item 11 0,654
Item 4 0,635
Item 7 0,461
Item 2 0,446

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Il primo fattore, composto da 8 item (α = .88), raccoglie quelli che fanno riferimento alla dimensione cognitiva del regret (es. Dopo aver fatto una scelta mi cominciano a venire in mente tutte le cose che sarebbero potute accadere se avessi fatto una scelta diversa; Mi trovo spesso a pensare “se avessi fatto quella cosa” oppure “se non avessi fatto quell’altra cosa”). Il secondo, composto da 6 item  (α = .82) riunisce gli item che riguardano la dimensione emozionale del regret e l’attività valutazione delle scelte fatte (es. Rispetto alle scelte importanti della mia vita, penso raramente di aver preso una “saggia decisione”; Dopo una scelta provo del rammarico per aver preso una decisione piuttosto che un’altra). Dall’analisi fattoriale sembrerebbe quindi emergere l’esistenza di due dimensioni legate al regret: una che fa riferimento alla tendenza al ragionamento controfattuale, ovvero alla generazione di ipotesi alternative che avrebbero evitato un evento spiacevole. La seconda dimensione fa invece riferimento all’aspetto più emotivo del regret, derivante da un giudizio negativo sulle scelte fatte. L’analisi delle alfa di Cronbach e la convinzione della necessità di bilanciare numericamente il numero degli item hanno portato a ridurre la scala, nella versione definitiva del questionario, a 10 item complessivi, 5 per ciascun fattore.

Fase 4. La quarta fase della ricerca ha considerato l’analisi della validità di costrutto: oltre alla verifica della presenza di una soluzione fattoriale simile a quella riscontrata nella seconda fase (tramite un’analisi fattoriale esplorativa) si è proceduto ad una analisi fattoriale confirmativa. La terza versione dello strumento (10 item)  è stata quindi somministrata ad un campione di 1013 soggetti, con età compresa tra i 15 e i 20 anni (M= 17 anni e 4 mesi; DS= 1 anni e 1 mese), 57,65% femmine e 42,35% maschi. Si è poi proceduto a realizzare un’analisi fattoriale esplorativa per verificare se la struttura fattoriale individuata nella fase precedente della ricerca risultasse simile. Preliminarmente, è stato sondato il livello di adattabilità di un modello fattoriale ai dati in nostro possesso. Il livello di significatività associato al test di Bartlett (χ2(g.d.l.=45)=4433,18, p<0,01) è quindi più basso degli usuali livelli di significatività e il test di Kaiser-Meyer-Olkin è pari a .866.  I dati raccolti sono stati quindi sottoposti ad analisi delle componenti principali e alla successiva rotazione obliqua (Oblimin), individuando due fattori con autovalore maggiore di 1, in grado di spiegare il 60,98% della varianza.
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Tabella 4 – Varianza spiegata

 VarianzaVarianza ricalcolataVarianza cumulata
Fattore I46,9734,4529,11
Fattore II14,0126,5360,98

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Nella tabella seguente vengono riportate le saturazioni fattoriali registrate.
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Tabella 5 – Saturazioni fattoriali

 Fattore IFattore II
Item 01

Dopo aver fatto una scelta mi trovo a pensare spesso a cosa sarebbe accaduto se avessi fatto una scelta diversa

0,850 
Item 08

Penso spesso “Ah, se mi fossi comportato/a in maniera diversa, questo non sarebbe accaduto!”

0,823 
Item 02

Anche quando devo scegliere tra due opzioni positive, dopo che ho scelto il mio primo pensiero è a quello che sarebbe accaduto se avessi scelto l’altra opzione

0,818 
Item 07

Mi trovo spesso a pensare “se avessi fatto quella cosa” oppure “se non avessi fatto quell’altra cosa”

0,715 
Item 04

Se mi accade una cosa spiacevole comincio a pensare a tutte le cose che avrei potuto fare per evitare che accadesse

0,713 
Item 10

Dopo una scelta provo del rammarico per aver preso una decisione piuttosto che un’altra

 0,777
Item 05

Rispetto alle scelte importanti della mia vita, penso raramente di aver preso una “saggia decisione”

 0,764
Item 09

Se potessi tornare indietro farei scelte molto diverse da quelle che ho fatto

 0,737
Item 03

Penso spesso – rispetto a delle scelte fatte – di aver fatto le scelte peggiori

 0,640
Item 06

Mi pento spesso delle decisioni che prendo

 0,579
Alfa di Cronbach.859.804

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Tutti gli item hanno una saturazione fattoriale di almeno 0,40 in uno dei fattori, e in ogni caso, nessun item presenta una saturazione in altri fattori superiore a 0,30. La struttura fattoriale risulta quindi del tutto simile a quella emersa nella fase precedente. Il primo fattore spiega il 34,45% della varianza e fa riferimento al ricorso al ragionamento euristico controfattuale. Il primo fattore è stato definito “Tendenza al ragionamento controfattuale”. Il secondo fattore spiega il 26,53% della varianza e si collega al giudizio (negativo vs positivo) rispetto alle scelte fatte. Il secondo fattore è stato denominato “Tendenza a pentirsi delle scelte fatte”. L’analisi fattoriale è stata ripetuta suddividendo il campione sulla base del genere di appartenenza: sia per i maschi che per le femmine i due fattori risultano composti dagli stessi item, anche se con saturazioni diverse. Il coefficiente di congruenza di Tucker è risultato essere .93 per il primo fattore e .91 per il secondo. Questi valori (superiori a .90) permettono di sostenere che le due soluzioni fattoriali sono tra loro convergenti (Barbaranelli, 2003); è quindi sostenibile l’ipotesi di una sola versione per entrambi i generi. Sullo stesso campione è stata realizzata una analisi confirmativa che ha prodotto i risultati riportati nella tabella seguente. L’obiettivo di questa analisi è quello di verificare se il modello a due fattori emerso nella fase precedente (e replicato in questa fase) si adattasse meglio ai dati raccolti rispetto ad una soluzione costituita da un unico fattore di livello sovraordinato.
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Tabella 6 – Saturazioni fattoriali

Modelloχ2g.d.l.GFIAGFIRMSEA
2 Fattori correlati tra loro305,234,925,879,106
1 Fattore sovraordinato1049,335,796,679,169

Legenda: GFI = Goodness-of-Fit Index; AGFI = Adjusted Goodness-of-Fit Index; RMSEA = Root Mean Square Error of Approximation

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Il modello a due fattori sembra presentare un migliore indice di adattamento rispetto al modello monofattoriale, anche se andrebbe perfezionato nelle relazioni interne tra le variabili.
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Tabella 7 – Matrice di correlazione tra le variabili latenti

FattoriIII
I1,000 
II,4291,000

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La matrice di correlazione fra le variabili latenti mette in evidenza che le dimensioni hanno una relazione significativa e consistente (.429) tra loro. Complessivamente, le analisi confermano la validità dell’analisi fattoriale ipotizzata. Per ciò che riguarda l’attendibilità dei fattori identificati, i valori di alfa  riportati nella tabella 5 indicano un buon livello di attendibilità.
Fase 5. La fase conclusiva della ricerca è stata dedicata all’analisi della validità convergente e discriminante dello strumento messo a punto nella fase precedente inoltre sono state esplorate le differenze di genere.

Partecipanti

Hanno partecipato all’ultima fase della ricerca 462 soggetti di età compresa tra 16 e 19 anni (M= 17 anni; DS= 1 anno e 1 mese), di cui il 55,62% femmine e il 44,37% maschi. Il 44,15% dei soggetti proviene da un liceo scientifico, il 36,36% da un istituto tecnico, il 6,92% da un istituto professionale, il 5,62% da un liceo classico, il 5,19% da un liceo artistico, il restante 1,73% da altre scuole.

Strumenti

Oltre alla terza versione (10 item) dello strumento Ten.Reg., sono stati utilizzati:

Autoefficacia percepita nella Soluzione dei Problemi (Pastorelli, Vecchio, Boda, 2001) costituito da 14 item, con formato di risposta a 7 posizioni (da 1= per nulla capace a 7= del tutto capace), che mirano a misurare le convinzioni che i ragazzi hanno circa la loro capacità di affrontare e risolvere problemi in modo creativo, critico e innovativo (α =  0,715).

Quanta fiducia ho in me (Nota, Soresi, 2003) costituito da 20 item, con formato di risposta a 5 posizioni (da 1=  per niente a 5=  perfettamente), che mirano a rilevare la credenza di efficacia in relazione a quattro sottodimensioni:

Fiducia nei confronti delle proprie capacità di prendere decisioni (α =  0,791); fiducia delle proprie capacità di autocontrollo emozionale (α =  0,689); Fiducia nei confronti delle proprie capacità di portare a termine compiti ed attività (α =  0,678); fiducia nei confronti delle proprie capacità di affrontare con successo situazioni ed attività diverse (α =  0,743).

Io di fronte alle situazioni (Grimaldi, Ghislieri, 2005) costruito da 47 item, con formato di risposta a 4 posizioni (da 1= mai a 4= sempre), che mirano a valutare il grado di accordo con le modalità di risposta a 18 situazioni relative a 4 differenti ambiti: famiglia, scuola, tempo libero e amicizie. Lo strumento è suddiviso in 4 scale: Analisi e Valutazione della Situazione (AVS); Autocolpevolizzazione / Autocritica (AA); Ricerca Supporto Sociale (RSS); Evasione / Evitamento (EE). La prima scala (AVS) fa riferimento ad una strategia di coping centrata sul problema ed implica un’azione sistematica, impegno, ambizione ed industriosità (α =  0,606). La seconda scala (AA) si riferisce alla tendenza a non affrontare la situazione, esprimendo sentimenti di inadeguatezza o incapacità  (α  =  0,645). La terza scala (RSS) fa riferimento allo stile di coping caratteristico dei soggetti che tendono a condividere con gli altri (amici o persone qualificate) il proprio problema, al fine di trovare una soluzione (α  =  0,545). La quarta scala (EE) si riferisce alla tendenza a rifiutare il problema considerando la soluzione come impossibile oppure ad attivare dei comportamenti (fisici oppure mentali), sostitutivi o consolatori, di tipo piacevole per la persona stessa (α  =  0,537).

Risultati

Validità convergente

Non essendo disponibili ne in Italia e ne all’estero strumenti affini a quello in oggetto è stato utilizzato un percorso di validazione esterna basato su alcune ipotesi correlazionali con costrutti reputati affini.

Per verificare la validità convergente della scala realizzata è stato ipotizzato che entrambe le sottodimensioni della scala  correlino con la tendenza all’autocritica e – al contempo – siano in relazione inversa con la credenza di autoefficacia nel prendere decisioni; inoltre è stato ipotizzato che la tendenza a pentirsi delle scelte fatte  sia inversamente correlata con l’autoefficacia percepita nella soluzione dei problemi. Presentiamo di seguito la matrice di correlazione tra i punteggi ottenuti nelle due sottoscale dello strumento e Io di fronte alle situazioni, Quanta fiducia ho in me e Autoefficacia percepita nella Soluzione dei Problemi.

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Tabella 8 – Matrice di correlazione

 Tendenza al ragionamento controfattualeTendenza al rammarico
Autoefficacia soluzione problemi0,000-0,127**
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di prendere decisioni-0,113*-0,243**
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di autocontrollo emozionale-0,232**-0,247**
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di portare a termine compiti ed attività-0,213**-0,270**
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di affrontare con successo situazioni ed attività diverse-0,042-0,170**
Analisi e Valutazione della Situazione0,168**-0,015
Autocolpevolizzazione / Autocritica0,324**0,331**
Ricerca di Supporto Sociale0,127**0,051
Evasione / Evitamento0,231**0,172**
Correlazioni significative con * p<0.05, ** p<0.01 (2 code)

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In accordo con le ipotesi formulate entrambi le dimensioni del nostro questionario correlano con la scala di Autocolpevolizzazione / Autocritica, inoltre – anche se debolmente – la fiducia nei confronti delle proprie capacità di prendere decisioni correla inversamente con entrambe le dimensioni del nostro questionario. La tendenza al a pentirsi delle scelte fatte  correla in modo inverso con l’autoefficacia nella soluzione dei problemi. Anche le altre correlazioni registrate sembrano confermare la buona validità convergente della scala.

Validità discriminante

Dal campione totale dei soggetti sono stati selezionati due sottogruppi di soggetti: a) soggetti con elevata tendenza al regret (data dalla somma delle due dimensioni del questionario) con punteggi totali di questionario maggiori di una deviazione standard dalla media del campione; b) soggetti con bassa tendenza al regret con punteggi di questionario inferiori di una deviazione standard dalla media del campione. I due campioni estratti sono composti rispettivamente da 54 e 63 soggetti. Per verificare la presenza di differenze tra questi rispetto allo stile di coping e all’autoefficacia decisionale è stata condotta un’analisi della varianza multivariata. La MANOVA ha evidenziato l’effetto principale del fattore gruppo per le dimensioni di coping e di autoefficacia (F=8,46; g.d.l.=9; p<.0001). Nella tabella seguente vengono illustrate le statistiche descrittive dei due sottocampioni ed i risultati della scomposizione degli effetti univariati.

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Tabella 9 – Differenze tra i gruppi

DimensioneGruppoMediaD.S.ANOVA
Autoefficacia soluzione problemi140,095,71F(1, 115)=,17; p=,680
 239,518,98 
 Totale38,555,21 
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di prendere decisioni123,784,92F(1, 115)=6,29; p=,013
 221,465,03 
 Totale22,884,26 
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di autocontrollo emozionale119,263,74F(1, 115)=21,55; p=,000
 215,574,70 
 Totale17,983,86 
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di portare a termine compiti ed attività113,831,42F(1, 115)=,39,99; p=,000
 211,322,61 
 Totale11,942,21 
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di affrontare con successo situazioni ed attività diverse112,432,21F(1, 115)=,1,34; p=,249
 211,793,45 
 Totale12,402,61 
Analisi e Valutazione della Situazione135,575,08F(1, 115)=,98; p=,323
 236,737,17 
 Totale36,035,33 
Autocolpevolizzazione / Autocritica128,654,45F(1, 115)=28,22; p=,000
 234,657,21 
 Totale31,685,85 
Ricerca di Supporto Sociale123,944,43F(1, 115)=,78; p=,378
 224,795,74 
 Totale24,454,30 
Evasione / Evitamento123,115,27F(1, 115)=22,34; p=,000
 228,085,98 
 Totale26,685,20 

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L’analisi ha evidenziato differenze statisticamente significative in riferimento alle dimensioni precedentemente ipotizzate.

Differenze di genere

Per verificare la presenza di differenze di genere significative per le due dimensioni dello strumento è stato deciso di effettuare un disegno dell’analisi della varianza univariato.

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Tabella 10 – Differenze di genere

FattoreGenereMediaD.S.ANOVA
Tendenza al ragionamento controfattualeFemmina16,154,30F(1, 460)=,36; p=,544
 Maschio15,923,75 
 Totale16,054,06 
Tendenza a pentirsi delle scelte fatteFemmina12,383,94F(1, 460)= 2,94; p=,086
 Maschio12,993,52 
 Totale12,653,77 

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I risultati non evidenziano differenze significative tra i due generi in relazione alla tendenza al regret.

Conclusioni

In relazione al primo obiettivo della ricerca, il questionario Ten.Reg. sembra costituire un passo avanti nella possibilità di misurare alcuni aspetti del costrutto della Tendenza al regret ed in particolare in relazione al suo aspetto più cognitivo (derivante dal ragionamento controfattuale) e al suo aspetto più emotivo (sentimento negativo derivante dal giudicare che la scelta fatta sia sbagliata).

Dall’analisi dei dati sembrerebbe emergere quindi come il regret possa essere descritto sulla base di due dimensioni latenti, una legata all’aspetto cognitivo e l’altra all’aspetto emozionale. Anche se fortemente legate tra loro queste dimensioni l’analisi fattoriale confirmativa ha comunque evidenziato la necessità di trattarle in modo distinto.

In relazione al secondo obiettivo della ricerca, lo strumento sembra avere una buona attendibilità e validità interna. L’analisi per gruppi contrapposti e l’analisi della validità convergente sembrano confermate la validità dello strumento e la sua capacità di discriminare.

Rispetto alle differenze di genere, non sono state registrate differenze significative, come già accaduto in precedenza anche a Schwartz et al. (2002).

Lo sviluppo della ricerca sarà duplice: da una parte quello di validare una versione anche per adulti della scala e dall’altro quello di approfondire la relazione tra le tendenza al regret, personalità e coping. Infatti, da una rilettura dei risultati degli studi di validazione esterna dello strumento sembrano emergere anche delle ulteriori indicazioni che portano a sostenere che la tendenza al regret possa avere un peso significativo nel coping dei soggetti ed in particolare verso l’evitamento e le strategie di autocritica e autocolpevolizzazione.

Bibliografia

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Riassunto

Nell’articolo è descritto un nuovo strumento per la valutazione della tendenza al regret (tendency to feel regret  – Ten.Reg.). Lo strumento è articolato in due sotto-scale di 5 item ciascuna. La prima fa riferimento all’aspetto cognitivo del regret, ovvero la tendenza all’uso dell’euristica del ragionamento controfattuale. La seconda fa invece riferimento all’aspetto emotivo del regret, ovvero alla tendenza alla valutazione negativa di una scelta fatta. La validità di costrutto è stata verificata su un campione di 1013 soggetti con età compresa tra i 15 e i 20 anni, mentre la validità convergente e discriminante su un campione di 462 soggetti di età compresa tra i 16 e i 19 anni. Lo strumento dimostra una adeguata attendibilità interna e una buona validità concorrente con l’autoefficacia decisionale e il coping. Sono state riscontrate differenze significative tra i gruppi con alta e bassa tendenza al regret in relazione all’autoefficacia nella gestione delle emozioni, autoefficacia nel portare a termine le attività e alle dimensioni di coping dell’autocritica e dell’evitamento.

Abstract

This paper describes a new scale aimed at measuring the tendency to feel regret (tendency to feel regret  – Ten.Reg.). The scale consists of two sub-scales, with 5 items each. The first sub-scale is related to the cognitive side of regret, that is the tendency to use the heuristic of counterfactual reasoning. The other sub-scale is instead related to the emotional side of regret, that is the tendency to judge negatively a choice made. The construct validity has been assessed in a sample of 1013 participants (age range: 15 – 20), while  the convergent and discriminant validity in a sample of 462 participants (age range: 16 – 19). The scale shows adequate internal consistency, and good concurrent validity with a decision-making self-efficacy scale and with a coping scale. Significant differences between groups with high and low tendency to feel regret have been found relatively to the self-efficacy in the emotions management and in the performance accomplishments, in the coping dimensions of self- criticism and of avoidance.

Appendice – Versione definitiva

Qui di seguito troverai riportate 10 affermazioni. Non si tratta di un compito scolastico che prevede risposte giuste o sbagliate; l’unica cosa importante è indicare quanto ognuna di esse descrive il – proprio ed attuale – modo di comportarsi e pensare.

  Per NientePocoAbbastanzaMoltoPerfettamente
1Dopo aver fatto una scelta mi trovo a pensare spesso a cosa sarebbe accaduto se avessi fatto una scelta diversa55555
2Anche quando devo scegliere tra due opzioni positive, dopo che ho scelto il mio primo pensiero è a quello che sarebbe accaduto se avessi scelto l’altra opzione55555
3Penso spesso – rispetto a delle scelte fatte – di aver fatto le scelte peggiori55555
4Se mi accade una cosa spiacevole comincio a pensare a tutte le cose che avrei potuto fare per evitare che accadesse55555
5Rispetto alle scelte importanti della mia vita, penso raramente di aver preso una “saggia decisione”55555
6Mi pento spesso delle decisioni che prendo55555
7Mi trovo spesso a pensare “se avessi fatto quella cosa” oppure “se non avessi fatto quell’altra cosa”55555
8Penso spesso “Ah, se mi fossi comportato/a in maniera diversa, questo non sarebbe accaduto!”55555
9Se potessi tornare indietro fare scelte molto diverse da quelle che ho fatto55555
10Dopo una scelta provo del rammarico per aver preso una decisione piuttosto che un’altra55555

[1] In sintesi, coloro che hanno vinto la medaglia di bronzo si focalizzerebbero sulla possibilità alternativa di non vincere alcuna medaglia; i vincitori della medaglia d’argento sarebbero invece maggiormente centrati sulla possibilità (alternativa migliore) di vincere la medaglia d’oro

[2] Alcuni esempi: dopo aver trascorso una serata a bere con gli amici decidiamo di guidare la macchina per tornare a casa e, al risveglio del giorno successivo, pur consapevoli di essere tornati sani e salvi, ci sentiamo in colpa per aver scelto di fare qualcosa che avrebbe potuto mettere seriamente a rischio la nostra vita e quella degli altri passeggeri; oppure quando decidiamo di fare qualcosa che va contro le nostre credenze, anche se ci porta a risultati positivi.

[3] Lo scenario utilizzato nel loro esperimento prevede la presentazione di una storia in cui ci sono due personaggi: Mr. Pauls ha investito nella compagnia A e, pur avendo considerato la possibilità di spostare i suoi investimenti nella compagnia B, decide di lasciarli nella compagnia A. In seguito viene a sapere che se li avesse spostati nella compagnia B avrebbe guadagnato di più. Mr. George invece ha investito nella compagnia B ma poi decide di spostarsi nella compagnia A e solo dopo viene a sapere che avrebbe guadagnato di più se li avesse lasciati nella compagnia B. La perdita è la stessa. Ai soggetti viene chiesto chi dei due personaggi si sente più rammaricato. I soggetti rispondono che il personaggio che prova maggiore rammarico, perché più responsabile, è Mr. George, perché ha agito, diversamente dal primo. E’ frequente imbattersi in scenari di questo tipo, nella ricerca su questi aspetti, in cui i personaggi ottengono risultati negativi in conseguenza alle scelta che fanno e in cui ai soggetti viene chiesto, utilizzando tipicamente una domanda diretta, di valutare o chi prova più rammarico o il grado di rammarico provato dai personaggi.

[4] Le storie presentate ai soggetti erano ad esempio: “Il Sig. Alfredo ha deciso di risparmiare sulla polizza assicurativa della sua auto. Considerando che abita in un quartiere tranquillo e che parcheggia sempre la sua auto in un garage decide di rinunciare all’assicurazione in caso di furto. Dopo circa un mese la sua auto viene rubata”.  Successivamente è stato chiesto ai soggetti di completare il racconto indicando cosa avrebbe fatto, pensato e provato il protagonista della storia.

[5] In una sessione di thinking aloud un soggetto viene addestrato da un intervistatore a verbalizzare i pensieri che accompagnano la formulazione  di una risposta, consentendo quindi di indagare la corretta comprensione delle domande da parte dell’intervistato.

[6] Il primo esamina la correlazione tra le variabili. Se il test è significativo e il campione è sufficientemente ampio è possibile effettuare l’analisi fattoriale, poiché ci sono correlazioni sufficientemente alte. Il secondo fornisce un indice per confrontare la grandezza delle correlazioni osservate rispetto alle correlazioni parziali (Barbaranelli, 2003).

[7] Essendo stata utilizzata una rotazione obliqua, per ottenere la varianza spiegata da ciascun fattore è stato necessario procedere al suo ricalcolo mediante il “prodotto di Hadamart”.