Saper scegliere: il peso del rammarico negli adolescenti

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Dettagli:

di Andrea Laudadio, Marco Amendola, Cinzia Giorgetta, Cristina Lolli

Sommario

L’interesse riguardo ai processi decisionali è da tempo consolidato nella letteratura specialistica. Ed è progressivamente più ampio lo spazio dedicato alle emozioni associate alle scelte, in particolare al rammarico come esperienza emozionale che segue le decisioni prese e che, presumibilmente, orienterebbe le scelte future. Tuttavia, in un’ottica di progettazione di interventi professionali di natura orientativa, non è altrettanto consolidato e diffuso l’uso di strumenti specifici centrati su questi aspetti.

Premessa

Quando si parla di orientamento viene inevitabilmente evocato il tema della scelta, soprattutto in termini di sostegno alla scelta e ai processi decisionali. Ma cosa succede quando le decisioni sono state prese? E in che modo le decisioni prese “orientano” le scelte future?

Numerose ricerche individuano i pensieri controfattuali come rilevanti nelle decisioni che gli individui prendono, soprattutto relativamente alle esperienze emotive associate a queste (es. Roese e Olson, 1995; Medvec, Madey &Gilovich, 1995). E’ stato dimostrato, ad esempio, che i pensieri controfattuali sono in grado di indurre emozioni diverse confrontando “ciò che è” da  “ciò che avrebbe potuto essere” se la scelta fosse stata diversa (Roese e Olson, 1995).
Sinteticamente si può dire (“decision affect theory”, DAT) che il modo in cui le persone si sentono, a seguito di una decisione presa, è in gran parte determinato dal pensiero controfattuale (Mellers, Schwartz, Ho e Ritov, 1997) e che, tendenzialmente, un risultato negativo è vissuto con minore delusione se l’alternativa controfattuale è peggiore, e con minore soddisfazione se l’alternativa è migliore (in altri termini, chi arriva terzo sarebbe “più soddisfatto” di chi arriva secondo).

Il rammarico esprime il confronto fra “cosa è…” e “cosa avrebbe potuto essere se…” o, in altri termini, tra il risultato “fattuale” (decisione presa) e quello “controfattuale” (che si avrebbe potuto avere a seguito di una decisione diversa).

In un altro modello (“Decision Justification Theory”, DJT) elaborato da Connolly e Zeelenberg (2002) esisterebbero due componenti centrali del rammarico, dovute alla decisione: la prima, legata al sentimento di responsabilità, colpa e valutazione soggettiva della qualità della decisione, che ha luogo anche se non si conosce cosa sarebbe successo se la scelta fatta fosse stata diversa (causalità); la seconda, che invece deriverebbe dal confronto fra il risultato che segue ad una decisione e un altro che avrebbe potuto verificarsi se la scelta fosse stata diversa, e che dipende in larga parte dalla disponibilità delle informazioni sui diversi risultati (comparativo). In generale, il sentimento di rammarico come conseguenza delle scelte sarebbe una combinazione di queste due componenti. In generale, se le scelte sono giustificate il rammarico è minore.

Il rammarico, in generale, sembra essere l’emozione che ha ricevuto maggiore attenzione da parte dei teorici della decisione. E su questo aspetto sembra esserci un generale accordo sul fatto che a produrre maggiore rammarico sarebbero gli eventi maggiormente mutabili, cioè quelli di cui se ne può facilmente immaginare l’alternativa controfattuale (la simulazione mentale di cosa sarebbe successo se la scelta fosse stata diversa (Byrne e McEleney, 2000; Avni-Badad, 2003).

Vengono riportati in letteratura diversi tentativi di indagare l’emozione del rammarico attraverso l’uso di strumenti. Inizialmente Roseman (1994) e, successivamente, Zeelenberg et al. (1998), hanno formulato alcuni item che intendono misurare il rammarico nei suoi diversi aspetti: sentimento, pensieri, tendenza all’azione, azione, scopi legati all’emozione. Da questi item è emerso che sostanzialmente l’esperienza del rammarico porterebbe a sentire più intensamente che “uno avrebbe dovuto aspettarselo, avrebbe dovuto saperlo”, a pensare più intensamente all’errore fatto, a sentire di più di doversi punire e di correggere l’errore, al desiderio di superare l’evento e di avere una seconda possibilità (Zeelenberg et al, 1998). Anche Creyer e Ross (1999) hanno formulato un questionario in cui sono presenti 4 item che misurano il rammarico. Recentemente Schwartz et al. (2002) hanno costituito una scala, composta da 5 item. Recentemente (Laudadio, Giorgetta, Amendola, Baumgartner, in corso di stampa) è stato messo a punto uno strumento nuovo, centrato sulla tendenza al rimpianto (Ten.Reg) che si propone di proporre alla comunità degli “addetti ai lavori” uno strumento validato su soggetti italiani e, in particolare, su adolescenti, che indaga la tendenza all’emozione di rammarico soprattutto rispetto alle sue componenti: “tendenza al pentirsi delle scelte fatte” e “tendenza a formulare pensieri controfattuali”.

Obiettivo

Il presente contributo si propone di esplorare con maggior dettaglio alcuni dati emersi nella fase di validazione esterna dello strumento Ten.Reg. – Tendency to feel Regret. In particolare, la relazione tra tendenza al rimpianto e autoefficacia decisionale.

Metodo

I partecipanti

I dati a partire dai quali sono state eseguite le analisi (descritte successivamente) scaturiscono dalle risposte fornite da 462 soggetti di età compresa tra 16 e 19 anni (M= 17 anni; DS= 1 anno e 1 mese), di cui il 55,62% femmine e il 44,37% maschi. Il 44,15% dei soggetti proviene da un liceo scientifico, il 36,36% da un istituto tecnico, il 6,92% da un istituto professionale, il 5,62% da un liceo classico, il 5,19% da un liceo artistico, il restante 1,73% da altre scuole.

Strumenti

Quanta fiducia ho in me? (Nota, Soresi, 2003). E’ un questionario costituito da 20 item, con formato di risposta a 5 posizioni (1= Per niente a 5= Perfettamente), che mira ad esplorare il livello di autoefficacia rispetto a quattro sottodimensioni: (I) Fiducia nei confronti delle proprie capacità di prendere decisioni; (II) Fiducia nei confronti delle proprie capacità di autocontrollo emozionale; (III) Fiducia nei confronti delle proprie capacità di portare a termine compiti ed attività; (IV) Fiducia nei confronti delle proprie capacità di affrontare con successo situazioni ed attività diverse.

Ten.Reg. – Tendency to feel Regret (Laudadio, Giorgetta, Amendola, Baumgartner, in corso di stampa). E’ un questionario costituito da 10 item, con formato di risposta a 5 posizioni (1= Per niente a 5= Perfettamente), che ha l’obiettivo di misurare il livello di tendenza al rimpianto in relazione a due dimensioni: (I) Tendenza al ragionamento controfattuale; (II) Tendenza al rammarico.

Analisi dei dati

Sono state esplorate le relazioni tra le scale di autoefficacia e di rimpianto tramite il calcolo dei coefficienti di correlazione r di Pearson per il gruppo dei maschi e, separatamente, per quello delle femmine. Inoltre, è stata indagata l’esistenza di una eventuale relazione causale tra il rimpianto e l’autoefficacia decisionale.

Risultati

Tabella 1 – Correlazioni tra Autoefficacia decisionale e Tendency to feel Regret

 Tendenza al ragionamento controfattualeTendenza al rammarico
 MaschiFemmineMaschiFemmine
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di prendere decisioni0,007-0,159*-0,128-0,352**
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di autocontrollo emozionale-0,123-0,289**-0,113-0,372**
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di portare a termine compiti ed attività-0,078-0,300**-0,261**-0,260**
Fiducia nei confronti delle proprie capacità di affrontare con successo situazioni ed attività diverse0,121-0,101-0,031-0,327**

* correlazione significativa  p < 0.05; ** correlazione significativa  p < 0.01

L’ispezione della tabella delle correlazioni evidenzia delle correlazioni significative tra le scale dell’autoefficacia decisionale e della tendenza al rimpianto, nonché significative differenze rispetto al genere: mentre per i maschi solamente la Fiducia nelle proprie capacità di portare a termine compiti ed attività correla in modo significativo (e inverso) con la tendenza al rammarico, per quanto riguarda le femmine si registra più di una correlazione significativa. Addirittura sembra possibile evidenziare solamente una correlazione non significativa (la relazione tra la Fiducia nei confronti delle proprie capacità di affrontare con successo situazioni ed attività diverse con la tendenza al ragionamento controfattuale).

Al fine di ottenere maggiori informazioni circa la relazione tra rimpianto e autoefficacia decisionale è stato sviluppato un modello causale utilizzando la regressione, assumendo come predittori le dimensioni del rimpianto e come variabile criterio la Fiducia nei confronti delle proprie capacità di prendere decisioni.

Se relativamente ai maschi il coefficiente di correlazione multipla risulta non significativo [F(2,202)= 1,941, n.s.], per il campione femminile – diversamente dal primo – il coefficiente di correlazione multipla è significativo [F(2,254)= 18,023, p<0,001].

Tabella 1 – Regressioni multiple, campione delle femmine

 BetaStd.Err.BTp-level
Tendenza al ragionamento controfattuale0,2130,2990,0520,7120,477
Tendenza al rammarico-0,5650,287-0,144-1,9680,047
      
R =,352    
R²=,124    
Adjusted R²=,117    

Contribuisce però alla spiegazione dell’autoefficacia decisionale esclusivamente la tendenza al rammarico.

Conclusioni

Dai risultati, a nostro avviso, emerge una indicazione importante per chi si occupa di orientamento. L’esplorazione, infatti, della relazione tra tendenza al rimpianto e autoefficacia decisionale sembra suggerire alcune indicazioni. Per le adolescenti, infatti, la convinzione circa la propria capacità di prendere decisioni sembra dovuta, alla tendenza al rammarico, ovvero alla dimensione emozionale e valutativa associata alle scelte precedenti.

In termini di intervento professionale, e in un’ottica di genere, tale indicazione sembrerebbe promuovere – per coloro che intendono trattare il tema della scelta assumendo queste dimensioni come rilevanti – un lavoro finalizzato ad una maggiore consapevolezza proprio del versante emozionale (relativamente al rammarico rispetto a scelte passate) soprattutto con le adolescenti. In questo modo, assumendo per buone le indicazioni che provengono da questo studio, potrebbe essere più agevole e mirato il lavoro sull’autoefficacia decisionale se centrato sulla consapevolezza del peso che le emozioni (negative) associate ad alcune scelte passate hanno e avranno sulle scelte future.

Bibliografia

Avni-Babad, D. (2003). Action/Inaction regret as a function of severity of loss. Applied Cognitive Psychology, 17, 225–235.

Byrne RMJ, McEleney A. (2000). Counterfactual thinking about actions and failures to act. Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory, and Cognition, 26, 1318–1331.

Connolly T., Zeelenberg M., (2002). Regret in Decision Making. Current Directions in Psychological Science, Vol. 11, No. 6, 212-216.

Creyer E. H., Ross W. T. JR., (1999). The Development and Use of a Regret Experience Measure to Examine the Effects of Outcome Feedback on Regret and Subsequent Choice. Marketing Letters, 10:4, 379-392.

Laudadio A., Giorgetta C.,  Amendola M., Baumgartner M., Il percorso di validazione di uno strumento per la misurazione della tendenza al regret (Tendency to feel regret  – ten.reg.) negli adolescenti

Medvec, V. H., Madey, S. F., & Gilovich, T. (1995). When less is more: Counterfactual thinking and satisfaction among Olympic medalists. Journal of Personality and Social Psychology, 69, 603–610.

Mellers, B. A., Schwartz, A., Ho, K., & Ritov, I. (1997). Decision affect theory: Emotional reactions to the outcomes of risky options. Psychological Science, 8, 423–49.

Nota, L., Soresi, S. (2003) Autoefficacia nelle scelte. La visione sociocognitiva dell’orientamento. ITER-Institute for Training Education and Research, Giunti, Firenze.

Roese, N. J.&Olson, J. M. (1995). Outcome controllability and counterfactual thinking. Personality and Social Psychology Bulletin, 21, 620–628.

Roseman, I. J., Wiest, C., & Swartz, T. S. (1994). Phenomenology, behaviors, and goals differentiate discrete emotions. Journal of Personality and Social Psychology, 67, 206–211

Schwartz B., Ward A., Monterosso J, Lyubomirsky S., White C., Lehman D. R. (2002). Maximizing Versus Satisficing: Happiness Is a Matter of Choice. Journal of Personality and Social Psychology, Vol. 83, No. 5, 1178–1197.

Zeelenberg, M., van Dijk, W. W., van der Pligt, J., Manstead, A. S. R., van Empelen, P., & Reinderman, D. (1998). Emotional reactions to the outcomes of decisions: The role of counterfactual thought in the experience of regret and disappointment. Organizational Behavior and Human Decision Processes, 75, 117-141.

Autori

Andrea Laudadio. Assegnista presso L’università “La Sapienza” – Facoltà di Psicologia 1

Marco Amendola. Psicologo, docente di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università di Cassino.

Cinzia Giorgetta. Dottoranda in psicologia cognitiva Università “La Sapienza” di Roma

Cristina Lolli. Dottoranda in Psicologia dell’orientamento, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”  – Facoltà di Psicologia  1