PassoallaPratica, un percorso ISFOL di orientamento. Rilettura della sperimentazione

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Dettagli:

di A.Laudadio, R.Porcelli, M.Amendola, A.Grimaldi

Premessa

La ricerca nel campo dell’orientamento sta attraversando un momento nel quale – dopo un periodo di costruzione-differenziazione – è forte la tendenza verso una fase di organizzazione-confluenza (Laudadio, Amendola, Porcelli, Grimaldi, 2004; Boncori, 2003).

Rispetto le pratiche di orientamento, questo cambio di prospettiva comporta una maggiore attenzione al prodotto (soprattutto in termini di qualità) ed un significativo aumento dei momenti di verifica e valutazione degli interventi, oltre che un sempre maggiore ancoraggio delle pratiche a forti presupporti teorici e metodologici (Grimaldi, 2003).

Il presente contributo è finalizzato a presentare una pratica di orientamento a marchio ISFOL – PassoallaPratica – e un metodo innovativo con il quale sono stati analizzati i primi dati sulla sua sperimentazione.

PassoallaPratica

PassoallaPratica[1] si configura come un intervento di “primo orientamento”, o di “orientamento di base”, rivolto agli studenti delle scuole medie superiori in procinto di decidere se proseguire gli studi o entrare nel mondo del lavoro articolata in tre colloqui svolti presso i servizi di orientamento, esterni alla scuola, su appuntamento, concordati in relazione al bisogno e al grado di interesse[2] al percorso di orientamento (Grimaldi, Rossi, 2004).

Il percorso si ispira – sul piano teorico – al modello sociocognitivo (cfr. Bandura 1986, Soresi, 2000, Lent, Brown e Hackett, 2002) che, a sua volta, rimanda alle teorie costruzioniste in campo psicologico (Vygotskij, 1968; 1980; Watzlavick, 1988). Pertanto “PassoallaPratica”, così come nell’orientamento di tipo socio-cognitivo, individua come obiettivo quello di sostenere la persona nel fare il punto rispetto ad alcune sue risorse (Guichard, Huteau, 2001) così da poter accrescere la propria consapevolezza rispetto a sé e alimentare la capacità di auto-orientarsi. In particolare, nel percorso venivano indagate, rispetto al soggetto, cinque dimensioni ritenute particolarmente rilevanti a fini orientativi la cui esplorazione si è svolta sia nel corso dei colloqui, attraverso delle check-list di domande dedicate, che mediante l’uso di strumenti validati: (1) stili di fronteggiamento della realtà (coping); (2) autoefficacia; (3) attribuzione causale; (4) motivazione e metodo di studio; (5) interessi professionali.

Il percorso è articolato in tre fasi: un primo momento collettivo, in classe, con l’obiettivo di pubblicizzazione e promozione del percorso; una serie di tre colloqui individuali su appuntamento, con cadenza settimanale, della durata di due ore circa l’uno; la compilazione individuale dei 5 questionari  (uno per ciascuna delle dimensioni indagate).

La figura 3 vuole essere una rappresentazione grafica del percorso con l’indicazione delle dimensioni di analisi prevalenti in ogni colloquio e la relativa ripartizione degli strumenti.

Figura 1 – Schema del percorso “PassoallaPratica”

Gli strumenti

Di seguito, per ciascuna delle dimensioni ritenute rilevanti nella messa a punto del percorso, vengono sinteticamente illustrati gli strumenti adottati.

Coping – Al fine di indagare gli stili di fronteggiamento della realtà, agli studenti è stato somministrato il questionario “Io di fronte alle situazioni” (Grimaldi, Ghislieri, 2004).

Il questionario è composto da 18 situazioni relative a differenti ambiti (scuola, famiglia, tempo libero e rapporti amicali) ed è composto da 47 item. Ai soggetti viene chiesto di indicare con quale frequenza farebbero ricorso a determinate modalità di fronteggiamento in una scala da 1 (mai) a 4 (sempre). I punteggi ottenuti consentono di ricondurre le strategie a quattro stili di coping: (AVS) Analisi e Valutazione della Situazione (modalità di fronteggiamento attiva che comporta azioni finalizzate alla risoluzione del problema); (AA) Autocolpevolizzazione/Autocritica, che esprime una difficoltà a fronteggiare la situazione, connessa alla credenza del soggetto di non essere in grado di agire in maniera risolutiva; (RSS) Ricerca di Supporto Sociale, che esprime la tendenza ad affrontare la situazione ricercando l’aiuto di altri, ai quali viene chiesto un sostegno concreto nella soluzione del problema oppure un conforto emotivo; (EE) Evasione ed Evitamento, che esprime la propensione a fuggire dalla situazione attraverso comportamenti di tipo sostitutivo o consolatorio, oppure attraverso azioni di netto rifiuto della situazione stessa.

Autoefficacia – Rispetto a questa dimensione è stato utilizzato l’autoefficacia, il questionario “Quanta fiducia ho in me?” (Nota, Soresi, 2003).

Nel questionario il soggetto deve indicare, in una scala da 1 (per niente) a 5 (perfettamente) e per ciascuno dei 20 item, fino a che punto le affermazioni proposte corrispondono al proprio sentire. Il test consente di ottenere indicazioni su quattro sottodimensioni di autoefficacia: (I) Fiducia nei confronti delle proprie capacità di prendere decisioni; (II) Fiducia nei confronti delle proprie capacità di autocontrollo emozionale; (III) Fiducia nei confronti delle proprie capacità di portare a termine compiti ed attività; (IV) Fiducia nei confronti delle proprie capacità di affrontare con successo situazioni ed attività diverse.

Attribuzione Causale – Gli stili di attribuzione causale sono stati esplorati tramite il “Questionario di attribuzione” (De Beni, Moè, 1995).

Lo strumento è composto da 24 situazioni ipotetiche (12 di successo, altrettante di insuccesso) ciascuna delle quali è seguita da 5 possibili cause attribuibili all’evento. I soggetti devono scegliere 3 delle 5 possibili cause proposte, indicandone l’ordine di importanza. L’esito del questionario offre un profilo di stili attribuzionali articolato su 10 scale, 5 per le situazioni di successo, 5 per quelle di insuccesso. In entrambi i casi la causa può essere identificata in impegno personale (causa interna, stabile e controllabile), abilità personale (causa interna, stabile ed incontrollabile), facilità/difficoltà del compito (causa esterna, stabile ed incontrollabile), fortuna/caso (causa esterna, instabile, incontrollabile), aiuto esterno (causa esterna, instabile controllabile).

Motivazione – L’area della motivazione viene esplorata attraverso l’uso del “Questionario di motivazione e metodo” (Mancinelli, 2002).

Il questionario si compone di 3 scale (30 item per ciascuna delle scale) ulteriormente suddivise in tre sottoscale di 10 item ciascuna (90 item in tutto). Complessivamente si arriva ad un profilo articolato in 9 sottoscale che forniscono 9 punteggi diversi. Gli item sono costituiti da affermazioni positive o negative riguardanti opinioni, atteggiamenti e comportamenti inerenti l’impegno scolastico. Al soggetto viene chiesto di indicare quanto ritiene che l’affermazione sia vera o falsa attribuendo il punteggio su una scala da 1 (sicuramente falso) a 4 (sicuramente vero). Le tre sottoscale sono: (1) “motivazione alla riuscita”, suddivisa nelle sottoscale (a) impegno nello studio, (b) gestione delle difficoltà, (c) accettazione delle finalità di apprendimento; (2) “atteggiamento verso lo studio”, suddivisa nelle sottoscale (d) autocontrollo dell’emotività, (e) attribuzione del successo scolastico e (f) attenzione e concentrazione; (3) le “strategie di apprendimento”, suddivise nelle sottoscale (g) organizzazione del materiale di studio, (h) organizzazione personale e (i) strategie metacognitive.

Interessi Professionali – Per gli interessi professionali viene utilizzato il test SDS – Self directed Search di Holland, Powell, Fritzsche (1994) nell’adattamento italiano di Polaceck (2003).

In particolare la versione utilizzata corrisponde all’adattamento italiano della forma R (forma regolare) nella sua quarta edizione. L’SDS è uno strumento di orientamento professionale autosomministrabile, autocorregibile e autointerpretabile (ma può essere utilizzato anche da consulenti di orientamento) che si ispira al modello esagonale di Holland. Ai 6 vertici identificati dall’esagono (Realistico, Investigativo, Artistico, Sociale, Imprenditoriale) vengono associati tratti personali, preferenze, competenze e professioni. Il numero totale delle domande è 228. Il risultato del test è un punteggio non standardizzato per ciascuno de vertici dell’esagono.

La sperimentazione del percorso

Obiettivi e fasi

Il percorso è stato sperimentato su territorio nazionale con la collaborazione di diverse realtà operative ( ogni dettaglio relativamente a sperimentazione e articolazione del percorso è riportato nel manuale della pratica  a cura di Grimaldi, Rossi, 2004). Il presente lavoro vuole offrire una ulteriore lettura della sua sperimentazione. L’obiettivo è stato quello di individuare sottogruppi omogenei di soggetti in grado di fornire una lettura più precisa dei dati a disposizione, nella consapevolezza che quanto più approfondita è la conoscenza della domanda di orientamento dei giovani, tanto più agevole è la messa a punto di percorsi e azioni di orientamento a questi rivolte.

Nello specifico l’obiettivo è stato quello di categorizzare i percorsi sulla base dei dati in nostro possesso e arrivare ad una descrizione integrata dei percorsi realizzati.

La ricerca è stata articolata in tre fasi.

Nella prima fase, si è proceduto all’individuazione di una possibile forma di classificazione dei soggetti sulla base delle risposte agli strumenti. A tal fine sono stati elaborati i dati di un campione di soggetti a cui avevamo, per diversi motivi, somministrato tutti gli strumenti psicometrici utilizzati durante il percorso Passoallapratica[3] e precedentemente descritti.

Nella seconda fase, sempre utilizzando questo campione è stata istruita una rete neurale per classificare i soggetti. Quindi, sulla base dei risultati ottenuti da questo più vasto campione, e sulle “regole di classificazione” definite, sono stati classificati, in gruppi omogenei, i soggetti che hanno partecipato alla sperimentazione del percorso Passolaapratica.

Nella terza fase sono stati individuatii soggetti “prototipici” (ovvero coloro che meglio rappresentavano le caratteristiche del gruppo di appartenenza) e sono stati descritti i loro percorsi.

Campione

La sperimentazione del percorso PassoallaPratica ha coinvolto complessivamente 112 soggetti (32 maschi e 80 femmine, corrispondenti rispettivamente al 28,57% e al 71,42% del campione) con età media di 18 anni e 3 mesi (d.s. 10 mesi, età massima di 23 anni e minima di 17). Il 29,46% dei soggetti proviene dal nord Italia, il 25.00% dal centro e il 45,54% dal sud. Il 26,79% dei soggetti frequenta il liceo classico, il 21,43% il liceo scientifico, il 19,64% l’istituto tecnico, il 17,86% il liceo linguistico, il 13,39% l’istituto industriale e lo 0,89% l’istituto magistrale. Il 66,67% del campione ha dichiarato di aver scelto, al termine della scuola superiore, di frequentare l’università; il 3,92% sostiene che cercherà lavoro, il 2,94% desidera fare una esperienza di lavoro all’estero e l’1,96% un corso di formazione professionale. Il restante 24,51% afferma, al contrario, di non aver ancora deciso.

Analisi dei dati

In analisi dei dati l’obiettivo di individuare gruppi omogenei di soggetti sulla base di variabili identificate è perseguibile adottando la cluster analysis (Kaufmann, Rousseeuw, 1990), una tecnica che vanta una lunga tradizione di utilizzo in diversi campi della ricerca e che tecnicamente consiste nella determinazione di gruppi naturali di oggetti sulla base di un set di dati di natura multidimensionale, ed è in grado di ridurre un consistente numero di dati, osservati su soggetti, in un numero di gruppi di soggetti in cui i membri di ciascun gruppo mostrano caratteristiche simili (Everitt, 1993).

Attualmente, oltre alle tecniche tradizionali di clusterizzazione, sono disponibili delle procedure di clustering su base neurale (Ripley 1993, 1994; Pessa, 2004).

Il termine “reti neurali”[4] denota una classe di sistemi che, genericamente, sono costituiti da un opportuno insieme di unità (chiamate anche neuroni o nodi, ciascuno dei quali, in ogni istante di tempo, si trova in un certo stato di attivazione) e un opportuno insieme di linee di interconnessione che veicolano lo stato di attivazione da un’unità agli ingressi di altre unità (ciascuna linea di interconnessione è caratterizzata da un valore numerico, detto peso o coefficiente di connessione, che misura la “forza” con la quale il segnale di attivazione viene trasmesso lungo la connessione in questione). Le reti neurali possono essere distinte per la tipologia di apprendimento: supervisionato e non supervisionato[5]. Il primo – apprendimento supervisionato – prevede la presentazione alla rete, in fase di addestramento, sia degli input che degli output (nella fase di utilizzazione, al contrario, vengono presentati soltanto gli input). Nel primo caso è quindi necessaria una sessione di addestramento, mentre nel secondo caso questo non è necessario.. A questa ultima categoria appartiene un tipo di rete di particolare successo – la rete di Kohonen (Kohonen, 1995, 1997; Oja, Kaski, 1999), che ha trovato un larghissimo uso nei più disparati campi della ricerca (Kangas, Kaski, 1998; Kaski, Kangas, Kohonen 1998; Oja, Kaski, Kohonen  2003).

Il funzionamento della rete di Kohonen è apparentemente complesso ma concettualmente semplice. La rete è costituita da due strati di neuroni: uno in input (unità di ingresso) e uno in output (unità di categorizzazione) numericamente formato dal numero di categorie che vogliamo ottenere. Dopo una fase di addestramento[6], allo stato di input vengono presentati i soggetti da clusterizzare con il loro punteggio nelle varie variabili in esame. La rete, attraverso la procedura di addestramento, “cattura” in qualche modo le regolarità statistiche implicite nelle informazioni presentate (Pessa, 2004). Infatti è solo al termine di tale procedura che si chiede alla rete “addestrata” di categorizzare tutti i soggetti. Il risultato finale è l’assegnazione di ciascun soggetto ad un cluster.

Risultati

Di seguito verranno presentati due gruppi di risultati. Il primo gruppo è costituito dalla puntuale descrizione dei cluster individuati sul campione allargato, mentre i secondo gruppo si sostanzia nella descrizione di un percorso prototipico per ciascun cluster.

I quattro cluster

Sono stati estratti 4[7] cluster di soggetti.

 Frequenza%
Cluster I13023,64%
Cluster II13724,91%
Cluster III13624,73%
Cluster IV14726,73%
Totale550100,00%

Tabella 1- Composizione numerica dei 4 cluster

Rispetto alle variabili di background i cluster risultano diversificati per le variabili: distribuzione geografica (Chi2 (gdl=6, N=550) = 31.180,  p<0.05), genere (Chi2 (gdl=3, N=550) = 35.48,  p<0.05) e titolo di studio del padre (Chi2 (gdl=9, N=550) = 23,74,  p<0.05).

L’ANOVA eseguita per tutte le variabili prese in esame nel processo di clustering (ovvero le scale degli strumenti precedentemente descritti) è risultata significativa[8].

Cluster I – Gli “inattivi”

Il cluster è composto per il 60,63% da maschi e per il rimanente 39,37% da femmine. I soggetti di questo cluster attribuiscono il successo a cause esterne, in particolare ad aiuto e fortuna, e l’insuccesso all’incapacità o alla mancanza di aiuto. Sembrano soggetti fortemente demotivati.

Punteggi bassi [nella motivazione alla riuscita, n.d.a.] sono indicativi della tendenza a considerare lo studio come un dovere difficile e opprimente e ad impegnarsi il minimo indispensabile nell’esecuzione dei compiti o nel raggiungimento degli obiettivi scolastici. […] Punteggi bassi [nell’atteggiamento verso lo studio, n.d.a.] indicano la tendenza a non organizzare e pianificare la propria giornata di studio, a lasciarsi facilmente distrarre da pensieri o attività extrascolastiche, ad assumere un atteggiamento “passivo” e “superficiale” nei riguardi dei contenuti dell’apprendimento. […] Punteggi bassi [nelle strategie di apprendimento,  n.d.a.] indicano la tendenza ad assumere un comportamento che non tiene conto della particolarità del compito da affrontare, delle competenze personali, della necessità di verificare il proprio lavoro (Mancinelli, 2002). Hanno strategie di coping passive (in particolare autocolpevolizzazione/autocritica ed evasione esitamento), nonché un basso senso di autoefficacia, che si rivela alto solo in corrispondenza della capacità di portare a termine i lavori.

Cluster II – I “preoccupati”

Il cluster è composto per il 59,85% da femmine e per il 40,15% da maschi. I soggetti di questo cluster attribuiscono all’impegno le situazioni di successo e all’incapacità e alla mancanza di impegno quelle di insuccesso. Hanno un buon livello di motivazione generale. Lo stile di coping di questi soggetti è riconducibile o all’autocritica o all’analisi e valutazione della situazione. Peraltro è interessante osservare che questi punteggi, incrociati con i livelli bassi di autoefficacia generale e medi di autoefficacia nel portare a termine i lavori, sono indicativi di un atteggiamento propositivo ma allo stesso tempo preoccupato rispetto agli eventi della vita (sarà possibile rilevare tale dato nella descrizione del prototipo).

Cluster III – Gli “attivi”

Il cluster è sostanzialmente equiripartito tra maschi (50,37%) e femmine (49,63%). I soggetti di questo cluster attribuiscono all’abilità e all’impegno il successo, alla mancanza di impegno l’insuccesso. Hanno una altissima motivazione generale e strategie di coping attive (in particolare una alta “analisi e valutazione della situazione” e una alta “ricerca di supporto sociale”), nonché un’alta autoefficacia generale che è più lieve in corrispondenza della capacità di portare a termine i compiti.

Cluster IV – Gli “evitanti”

Il cluster è composto per la maggior parte da maschi (73,79% contro il 26,21% di femmine). I soggetti di questo gruppo attribuiscono il successo alla loro abilità o alla facilità del compito e l’insuccesso alla sfortuna o alle difficoltà. Hanno una buona motivazione generale. La loro principale strategia di coping è l’evitamento. Hanno una buona autoefficacia in attività diverse e nel controllo emozionale.

I percorsi prototipici

Dalla analisi dei cluster sono stati estratti i prototipi di ciascun cluster e, con la tecnica delle distanze euclidee, sono stati individuati, tra i soggetti che hanno partecipato a PassoallaPratica – campione “utenti” – coloro che maggiormente gli assomigliavano. Di seguito vengono descritti i 4 percorsi che assumiamo come rappresentativi di ciascuno dei cluster individuati.

Percorso tipo “Inattivi”

Samantha[9] è una ragazza di 19 anni di Roma, che frequenta un corso quinquennale per odontotecnici presso un  Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato, e che ha una situazione scolastica di “sufficienza”. Tra tutte le materie preferisce la gnatologia[10] mentre, al contrario, non ama la matematica., avendo accumulato da sempre lacune: per quattro anni ha avuto un debito formativo nella materia; l’anno scorso tuttavia, frequentando i corsi di recupero, è riuscita a migliorare e a non prendere il debito. Ha perso un anno di scuola (III anno delle superiori) a causa di una seria malattia della madre che l’ha “distratta” dagli impegni scolastici.

Samantha si definisce timida e lunatica, non ha molti rapporti con i compagni di scuola, ritenendoli infantili, mentre è molto legata alla sua compagna di banco.

Nella scheda di adesione indica che le piace la musica e stare insieme agli amici. Non pratica sport.

Non ha idee chiare su cosa fare, ma dichiara di non voler fare l’odontotecnico perché è un lavoro troppo solitario; preferirebbe, piuttosto, un lavoro a contatto con le persone; ha pensato infatti all’igienista dentale, sfruttando così le nozioni specifiche acquisite nel corso di studi.  Rispetto a questa scelta è preoccupata di non farcela sia nella fase di accesso[11], che nel prosieguo. Per il corso di studi la spaventano il numero di esami, la quantità di pagine da studiare e la differenza nell’approccio allo studio rispetto alle scuole superiori.

Samantha non ha mai partecipato ad un percorso di orientamento prima di PassoallaPratica. La motivazione che ha l’ha spinta a intraprendere il percorso di orientamento risiede nel bisogno di conoscere sé stessa più approfonditamente, di avere indicazioni chiare ed esaustive sulle opportunità post diploma esistenti al fine di definire possibili percorsi di studio e, in seguito, di lavoro.

Coping: risulta basso il fattore di valutazione della situazione (4) e quello di ricerca di supporto sociale (4); alti invece sono i punteggi riguardanti le strategie di evasione ed evitamento (6) e la tendenza all’autocritica (7).

L’autoefficacia è bassa su tutti i fattori (da 0 a 39).

Rispetto all’attribuzione causale i risultati evidenziano una sottovalutazione dell’impegno personale sia nelle situazioni di successo che di insuccesso, una sopravvalutazione della fortuna nelle situazioni di successo e una sopravalutazione dell’abilità negli insuccessi. Sostanzialmente Samantha ritiene che i suoi successi siano causati da colpi di fortuna e i suoi insuccessi dovuti al fatto che “non è capace in quelle cose”.

Sono bassi i fattori di motivazione alla riuscita (4) e l’atteggiamento verso lo studio (4), con un basso controllo dell’emotività e una bassa attenzione e concentrazione; medio (5) è invece il fattore riguardante le strategie di apprendimento.

Il codice ottenuto nel test SDS è A/E/S (20) – R (18) che non fornisce una particolare propensione, ma esclude nettamente il profilo “convenzionale”. Nella sezione “Sogni ad occhi aperti” indica nell’ordine: Igienista dentale, Gestore di profumeria, Estetista, Regista pubblicitario, Veterinaria, Ballerina.

I dati emersi dai colloqui confermano le indicazioni provenienti dai questionari. Emerge l’idea di una persona un po’ pigra, insicura, che si accontenta della situazione. Di fronte a una situazione problematica e nuova, afferma spesso di non sentirsi in grado e di aver paura di affrontarla, spesso cercando di evitare di affrontare la situazione. L’esempio del debito in matematica le indicano però che, laddove ci mette impegno, i risultati arrivano.

Non ha di sé una fiducia enorme; è piuttosto insicura, in particolare verso le sfide non conosciute. L’ignoto la spaventa e istintivamente non ritiene di essere in grado di fronteggiarlo.

La motivazione allo studio è bassa, fa l’indispensabile, più per dovere che per interesse. Non ritiene lo studio attuale importante per il proprio futuro professionale. La costruzione del proprio profilo professionale per lei comincia ora, con la scelta post diploma.

Samantha appare come una ragazza che ha delle potenzialità e delle risorse personali ma non le ha ancora espresse completamente. Vuole portare a termine il percorso scolastico “senza debiti”, “dignitosamente”, ma ci investe poco, sia in termini di impegno che di interesse. Rispetto alle scelte future l’obiettivo della prosecuzione degli studi e quello dell’iscrizione al corso di laurea breve di igienista dentale appare ancora sfumato e poco concreto. Rispetto alla scelta universitaria è stato impostato, insieme a lei, un piano d’azione che prevede una prima fase di ricerca di informazioni relative al corso di studi attraverso il sito dell’Università di Roma, alle guide degli studenti, alla ricerca delle materie, se possibile, dei test degli anni precedenti su cui verterà l’esame di ammissione al corso di laurea e un contatto diretto con il mondo universitario, attraverso un incontro con studenti universitari già iscritti e attraverso una visita agli sportelli SORT dell’Università la Sapienza e ai servizi di orientamento delle altre Università romane.

Percorso tipo “preoccupati”

Cinzia è una ragazza di 18 anni della provincia di Ancona, dove frequenza l’indirizzo Aziendale in un  Istituto di Stato per Servizi Alberghieri, Ristorazione Commerciale Turistico.

Nella scheda di adesione indica che suona in una banda e che le piace stare insieme agli amici. Frequenta una palestra. I problemi che la preoccupano maggiormente in questo momento riguardano lo studio e la scelta futura. Prova una certa ansia in riferimento all’esame di maturità che però ritiene di poter superare con prontezza. Dopo la maturità pensa di ricercare un impiego inerente il titolo di studio e sicuramente non intende intraprendere studi universitari anche se si mostra interessata a conoscere e valutare la possibilità di seguire un corso di Formazione Professionale.

Cinzia ha già aderito a un percorso di orientamento prima di PassoallaPratica, al quale partecipa per acquisire maggiore consapevolezza delle proprie capacità personali e per sentire – inoltre – una voce diversa da parte di persone “esterne”, rispetto a quelle dell’ambiente familiare e scolastico.

Per il coping risulta basso il fattore di ricerca di supporto sociale (3) e quello di analisi e valutazione delle situazione (4). Alti invece sono i punteggi riguardanti le strategie di evasione ed evitamento (5) e la tendenza all’autocritica (6).

L’autoefficacia è bassa su tutti i fattori (da 0 a 39).

Rispetto all’attribuzione causale i risultati evidenziano una attribuzione, sia in caso di successo che di insuccesso, all’impegno.

Basso il ricorso alla strategia di apprendimento (4) con un bassissimo punteggio (2) per l’organizzazione dei materiali. Sono nella media la motivazione alla riuscita (5) e buono l’atteggiamento verso lo studio (7).

Rispetto al test SDS il codice ottenuto è C (37) – E (28) – A/S ((17). Nella sezione “Sogni ad occhi aperti” indica: Impiegata, Parrucchiera/Estetista, Avvocato.

I dati emersi dai colloqui confermano le indicazioni provenienti dai questionari. Di fronte a situazioni difficili e complesse Cinzia non si mostra sicura di poter reagire positivamente, né sembra ricorrere al supporto sociale. Prevale un atteggiamento introverso e una propensione alla chiusura. Il pessimismo che solitamente nutre, e che ha dichiarato come una sua caratteristica, le impedisce di mettersi in gioco in prima persona se non per situazioni strettamente dovute e necessarie. In particolare, questo emerge nella descrizione di comportamenti di consolazione del tipo “tanto fan tutti così…”, “capita anche agli altri…” tendenti a minimizzare le situazioni, che non vengono quindi analizzate del tutto per essere affrontate e superate.

In definitiva Cinzia ha già presente il suo percorso post-diploma: ricercare un lavoro aderente al titolo di studio e – se è il caso – frequentare un corso di Formazione Professionale. Anche l’area di interesse è piuttosto precisa e riguarda lavori di tipo convenzionale, in particolare impiegatizio. L’atteggiamento verso lo studio è positivo: il suo rendimento scolastico è sopra la sufficienza e avverte l’esame di maturità come una prova molto impegnativa, ma non insormontabile. La capacità di impegno non le manca; l’ordine e la precisione sono il suo forte. Tutte queste caratteristiche depongono a favore di una sua riuscita nello studio e nel lavoro. In ogni caso è opportuno tenere presente anche possibili punti di debolezza dovuti ad una bassa fiducia nelle proprie possibilità e una difficoltà a gestire adeguatamente le proprie emozioni che la portano spesso a non mettersi in gioco in prima persona e a limitare le situazioni nuove.

Riuscire ad attenuare questi tratti e frenare il pessimismo con cui si difende dalla paura dell’insuccesso potrebbe avere effetti positivi sulla sua capacità di scegliere con maggiore risolutezza le attività da intraprendere, per meglio individuare e selezionare obiettivi personali e aspirazioni professionali. Migliorare su questo fronte vuol dire dare più colore e calore alle sue scelte future.

A questo punto – anche in considerazione di come Cinzia ha vissuto la recente esperienza di stage programmato dalla sua scuola e che l’ha vista più attenta a ruoli e competenze in situazione lavorativa – sembra opportuno suggerire la ricerca di ulteriori occasioni di contatto e di approfondimento della conoscenza del mondo del lavoro e delle professioni.

Sperimentare situazioni nuove e significative e aumentare la gamma delle informazioni sugli aspetti dei lavori e delle professioni aiuterebbero Cinzia ad impostare con maggiore sicurezza le scelte legate alla carriera professionale, a individuare la formazione adeguata e a seguire, nel contempo, l’evolversi e la caratterizzazione delle sue competenze. Forse ciò la porterebbe anche ad essere più pronta, a vincere la titubanza a “buttarsi”, giocarsi in prima persona e a sviluppare quella parte di interessi professionali legati alla dimensione dell’imprenditorialità che pure è emersa nel questionario SDS.

Percorso tipo “Attivi”

Elena  è una ragazza di 18 anni della provincia di Cuneo, dove frequenta un  Istituto Tecnico Commerciale per diventare Ragioniera.

Nella scheda di adesione indica che le piace cucire e adora i bambini piccoli. Frequenta una piscina e lavora il sabato pomeriggio.

I problemi che avverte con maggiore preoccupazione in questo momento riguardano la scelta futura, lo stress e problemi di tipo psicologico (ansietà, insicurezza e nervosismo).

La decisione di diventare ragioniera – a suo tempo – è avvenuta a partire dall’analisi di due motivazioni: da un lato, il sentirsi portata per il tipo di studi scelto unito al desiderio di terminare le scuole superiori con l’acquisizione di un titolo spendibile nel mondo del lavoro; dall’altro, le aspettative della famiglia.

Elena non ha mai partecipato ad un percorso di orientamento, tuttavia ha deciso di partecipare a PassoallaPratica perché vorrebbe proseguire gli studi all’università, ma le resta il dubbio relativo all’area da scegliere. Si è decisa a partecipare ai colloqui per avere uno spazio di confronto individualizzato e per ragionare sulle proprie attitudini, in modo da raccogliere elementi utili per definire la scelta della facoltà.

Rispetto al coping risulta molto basso il fattore Evasione/Evitamento (2) ed Autocolpevolizzazione/Autocritica (2). Sono alti, al contrario, i punteggi in Analisi e Valutazione della Situazione (6) e Ricerca di Supporto Sociale (6).

L’autoefficacia è alta su tutti i fattori (>50) ma, in particolare, è molto alta (54) nella capacità di portare a termine i compiti.

Rispetto all’attribuzione, i risultati evidenziano una attribuzione interna sia in caso di successo che di insuccesso. Nello specifico, l’attribuzione in caso di successo è alle Abilità e all’Impegno mentre in caso di insuccesso è all’impegno.

Alta è la motivazione nell’atteggiamento verso lo studio (7) e Strategie di apprendimento (7). Altissima (8) è la motivazione alla riuscita. Estremamente alto (9) è il punteggio nelle strategie Metacognitive.

Relativamente al test SDS il codice ottenuto è C (42) – E (41) – S (26). Nella sezione “Sogni ad occhi aperti” indica: Imprenditore, Dirigente, Interprete, Pediatra, Direttore di Banca.

Durante i colloqui sono stati affrontati aspetti relativi alla definizione del proprio percorso di scelta post diploma, a partire dalle valutazioni sulla scuola scelta fino ai desideri in relazione alle proprie prospettive.

Oggi Elena ritiene più importante continuare ad investire nella formazione al punto che, se ricevesse una offerta di lavoro interessante, vi rinuncerebbe per non rischiare di perdere la voglia di studiare. Dà molto valore alla cultura in generale, al possedere competenze trasversali spendibili in più settori, marcia in più per presentarsi sul mercato del lavoro e aspirare a “cariche importanti”. L’interesse per l’inglese ne è un esempio: ha avuto modo di approfondirlo in virtù di viaggi-studio estivi e sicuramente continuerà ad approfondirlo per il “gusto di sapere” cose nuove che siano spendibili.

Si riconosce capacità di tipo relazionale e gestionale, importanti per la riuscita in diversi campi professionali. Sa ascoltare, analizzare e affrontare i problemi con calma, tenta sempre di individuare possibili soluzioni ed è disponibile nei confronti degli altri.  Riconosce di essere una buona organizzatrice, capace di individuare le priorità da perseguire e di pianificare il tempo necessario in relazione ai diversi impegni di cui si è fatta carico.

Un tratto caratteristico del suo modo di essere è la metodicità: cerca sempre di reagire di fronte a qualunque situazione senza perdere la concentrazione, al fine di fronteggiare ogni evento nel modo migliore, seguendo l’insegnamento della madre, che ama ricordarle che “prima o poi una soluzione si trova”.

Elena concorda con il quadro emerso dall’analisi, da cui emerge un profilo molto coerente rispetto a quanto lei stessa pensa di sé.

Riprendendo la motivazione che l’ha spinta a partecipare al percorso e mettendola in relazione con quanto emerso durante i colloqui, pensa di poter definire la scelta della facoltà universitaria: frequenterà Economia e Commercio. Per continuare a coltivare anche la sua seconda area di interesse, lo studio delle lingue straniere, cercherà informazioni sui progetti di studio all’estero (ad esempio i corsi ERASMUS) non escludendo di scegliere, in futuro, una specializzazione universitaria che la possa portare a studiare, e poi lavorare, anche all’estero.

Sa che il percorso di studi sarà lungo, ma è pronta ad investire tempo ed energie perché vuole riuscire a svolgere un giorno un lavoro “importante”, che venga riconosciuto anche dagli altri, in cui mettere a frutto tutte le proprie capacità ed attitudini.

Percorso tipo “evitante”

Giuliana  è una ragazza di 18 anni, della provincia di Catania, e frequenta il Liceo Linguistico.

Nella scheda di adesione indica che le piace leggere romanzi e dipingere. Frequenta una pista di pattinaggio. I problemi che avverte con maggiore preoccupazione in questo momento riguardano la sua vita sentimentale oppure sono di natura psicologica (ansia, insicurezza o nervosismo).

Giuliana non ha mai partecipato ad un percorso di orientamento. Durante il primo incontro,  riferisce di aver aderito con molto interesse a questa iniziativa avendo esigenza di definire il percorso universitario da intraprendere e ritenendo che il confronto con un esperto  potrebbe aiutarla, in quanto si definisce insicura e disorientata.

Nel coping risulta molto basso il fattore Ricerca di Supporto Sociale (2) ed Analisi e Valutazione della Situazione (4). Sono alti i punteggi in Autocolpevolizzazione/Autocritica (6) ed Evasione/Evitamento (7).

L’autoefficacia è bassa per ciò che riguarda la capacità di prendere decisioni (>39)  mentre è alta per tutti gli altri fattori (>55).

Il test sugli stili attribuzionali evidenzia una attribuzione interna alle abilità in caso di successo e una forte sottovalutazione dell’impegno. In caso di insuccesso l’attribuzione è alla sfortuna.

La motivazione allo studio è medio bassa (4) per tutte le dimensioni. In particolare è molto bassa per quello che riguarda le strategie metacognitive (3).

Rispetto al test SDS, il codice ottenuto è I (27) – A (26) – S (21). Nella sezione “Sogni ad occhi aperti” indica: Hostess, Professoressa di lingue, Dietologa, Baby-Sitter, Ballerina, Estetista.

Giuliana confermerebbe oggi la scelta da lei effettuata di frequentare il  liceo linguistico e pensa  di proseguire a livello universitario lungo la stessa direzione intrapresa al liceo. Esprime in altri ambiti (disegno e cucina) doti di creatività e manualità. La famiglia rappresenta per Giuliana un punto di riferimento importante, in certe occasioni  quasi “un rifugio”: nelle relazioni sociali esterne si definisce insicura e riconosce di dover perfezionare competenze di tipo comunicativo.

Al secondo colloquio riferisce che l’aver riflettuto su se stessa,  sollecitata dal colloquio precedente e dai questionari compilati, ha accresciuto il suo senso di sicurezza.

Durante il primo colloquio è stato necessario, da un lato, ridurre l’ansia derivante da una rappresentazione della scelta, intesa come definitiva e, dall’altro, potenziare le competenze metodologiche di decision making attraverso l’esplicitazione delle fasi, affrontate insieme, per la soluzione del problema.

Emergono alcune criticità in relazione alla forte tendenza all’evitamento.

Le principali risorse di Giuliana, emerse durante il percorso, sono già state descritte. In particolare si è mostrata  molto ricettiva e ha acquisito un ruolo più attivo e consapevole nei confronti della scelta.

Conclusioni

La sperimentazione del percorso Passoallapratica[12], ha fatto registrare unanimi consensi  per  la gradevolezza rilevata nei giovani, per l’approfondimento riflessivo che ha consentito ai giovani di aumentare le conoscenze relativamente a se stessi, al mondo circostante e alle relazioni e le rappresentazioni che ognuno di loro si fa dell’ambiente sociale di riferimento favorendo così lo sviluppo di una consapevolezza e di una progettualità che consente la maturazione di scelte ponderate e personali. Inoltre l’agilità e l’applicabilità della pratica nelle reali strutture territoriali,   l’ancoraggio ad un modello culturale,   l’integrazione tra momenti meno strutturati (colloqui) e momenti più standardizzati (strumenti psicometrici), nonché  l’integrazione tra diversi sistemi (in particolare, relativamente a quest’ultimo punto, come ha mostrato l’esperienza, c’è stata una collaborazione sinergica tra il sistema della scuola e quello dei servizi per il lavoro e la formazione professionale) rendono il percorso, come hanno evidenziato gli stessi consulenti che hanno partecipato alla sperimentazione, trasferibile ad altri contesti- ad esempio quello della formazione professionale – e estendibile con ulteriori risvolti a giovani di diversa età. In questo senso la possibilità di disporre di pattern e modalità diverse sostiene il professionista dell’orientamento nella lettura della domanda consentendogli un intervento sempre più mirato alla soggettività e alle esigenze del cliente. In questo senso la rilettura dei risultati finali del lavoro proposto in questo contributo ci permette di evidenziare due elementi che crediamo meritino una particolare riflessione: da un lato è stato possibile sottolineare, a conferma di quanto tratto in fase di sperimentazione del percorso PassoallaPratica, come le dimensione individuate possono essere significativamente utilizzate dai giovani per attivarsi in prima persona nei propri percorsi di scelta; dall’altro la metodologia di analisi proposta fornisce un significativo contributo a coloro che si occupano della progettazione di percorsi di orientamento individualizzati e coerenti con contesto e aspettative del soggetto.

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[1] Il percorso “PassoallaPratica” è stato realizzato all’interno del Progetto Orientamento – Isfol, di cui è responsabile Anna Grimaldi, con la collaborazione della società di consulenza Polis 2000 di Torino.

[2] Nel corso della sperimentazione si è molto insistito sulla necessità di ottenere una adesione volontaria da parte dello studente. L’idea di fondo, infatti, è che gli studenti con una buona motivazione al percorso e capaci di instaurare un’efficace relazione con l’operatore non debbano essere impegnati in percorsi troppo brevi, generici e poco stimolanti sul piano cognitivo e culturale o, viceversa, in percorsi lunghi, ridondanti e eccessivamente sofisticati che pongono il rischio di uno “sconfinamento” nel sostegno psicologico (Pombeni, D’Angelo, 1998; Castelli, 2002).

[3] Il campione è composto complessivamente da 550 soggetti (307 maschi e 237 femmine, corrispondenti rispettivamente al 56,4% e al 43,6% del campione) con età media di 18 anni e 3 mesi (d.s. 9 mesi, età massima di 24 anni e minima di 17). Il 29,87% dei soggetti proviene dal nord Italia, il 26.22% dal centro e il 43,89% dal sud. L’8,79% dei soggetti frequenta il liceo classico, il 23,81% il liceo scientifico, il 42,86% l’istituto tecnico, il 13,00% l’istituto professionale e il 4,76 l’istituto magistrale (il 6,78% dei soggetti ha indicato “altro” alla voce “scuola frequentata”). Il 50,93% del campione ha dichiarato di aver scelto di frequentare l’università, il 9,89% sostiene che cercherà lavoro, il 3,36% desidera fare una esperienza di lavoro all’estero e il 3,92% un corso di formazione professionale. Il restante 25,37% afferma invece di non aver ancora deciso.

[4] L’utilizzo dell’espressione “reti neurali” deriva dal fatto che, in origine, sistemi di questo tipo erano stati introdotti al fine di modellizzare il funzionamento delle reti neurali biologiche, come quelle che stanno alla base delle operazioni svolte dal cervello (Pessa, 2004, p. 77).

[5] In realtà esistono anche altri tipi di rete (ad esempio quelle ad apprendimento basato sul rinforzo, Rote Learning, ad apprendimento evoluzionistico) (Cfr Pessa, 2004).

[6] L’operazione di presentare alla rete i soggetti viene ripetuta un numero molto alto di volte, in modo che ad ogni nuova presentazione vengano modificati i legami neurali tra i due strati fino ad ottenere, come output, le unità vincitrici. Sostanzialmente ad ogni ciclo, ogni vettore che viene presentato alla rete attiva una unità categorizzatrice, che sarà quella “vincitrice” rispetto alle altre. La ripetizione del ciclo di addestramento un numero molto alto di volte serve a stabilizzare i legami vincitori.

[7] Per avere indicazioni sul numero di gruppi da estrarre nella classificazione automatica dei soggetti (Barbaranelli, 2003) è stata effettuata preliminarmente una cluster analisys gerarchica con il metodo del legame completo[7] (Punj, Stewart, 1983). Avendo una accurata ispezione del dendrogramma suggerito di scegliere una struttura composta da 4 cluster, la rete è stata impostata affinché classificasse i soggetti in 4 categorie. Il ciclo di apprendimento è stato di 100.000 cicli, cioè a dire che ogni soggetto è

[8] In realtà i post-hoc eseguiti con il test di Turkey indicano un quadro più complesso di significatività, per brevità non riportato.

[9] I nomi utilizzati per la descrizione dei profili sono di fantasia.

[10] Materia scientifica che studia da un punto di vista medico la bocca

[11] Per l’accesso agli studi universitari di igienista dentale, essendoci il numero chiuso è obbligatorio il test di ingresso, comune a tutte le professioni sanitarie

[12] Per ogni dettaglio circa  i risultati della sperimentazione si veda Anna Grimaldi, Alessia Rossi Passoallapratica. Una pratica isfol di consulenza orientativa. Isfol Editore, Roma, 2005