L’autodeterminazione come dimensione centrale per l’integrazione culturale dei migranti

Condividi:

Dettagli:

di Maiorano Antonietta* Frangiosa Giuliana* Laudadio Andrea**
*ISFOL ** e-LABORANDO SpA

Dal punto di vista psicosociale, un individuo migrante, che diviene membro di una minoranza all’interno di un nuovo paese, è integrato nel momento in cui, oltre a mantenere tratti culturali originari, acquisisce anche alcuni aspetti della cultura maggioritaria; al contrario, è assimilato chi avrà preso tutti i tratti della società all’interno della quale è inserito (Costarelli, 2000). L’integrazione, per il migrante, è un processo complesso la cui finalità è l’equilibrio e il benessere psicologico e che caratterizza e influenza molti aspetti della vita quotidiana e della pianificazione del futuro, anche in relazione alla scelta occupazionale. Sulla base di queste considerazioni di scenario, abbiamo ipotizzato l’esistenza di una relazione tra il benessere percepito dei migranti e l’autodeterminazione. L’autodeterminazione è considerata da vari autori un costrutto multidimensionale (Reeve et al., 2003) definibile come una combinazione di abilità, conoscenze e convinzioni che permettono all’individuo di adottare comportamenti obiettivo-diretti, autoregolati ed autonomi (Field et al.,1998) e fa riferimento alla percezione di poter essere liberi nelle proprie scelte e nelle proprie azioni. Secondo Deci e Ryan (2000), l’autodeterminazione è una propensione che conduce gli individui ad impegnarsi in comportamenti agendo per scelta piuttosto che per obbligo o costrizione. In altre parole, una persona si può considerare autodeterminata quando agisce automaticamente, il suo comportamento è autoregolato, è lei stessa a decidere di compiere delle azioni e a fare in modo che accadano (Wehmeyer, 1997; 1998). Secondo la Self-determination theory (Deci e Ryan, 1985; 2000) il benessere è il risultato della soddisfazione di tre bisogni psicologici di base: il bisogno di autonomia (sentirsi libero in ciascuna azione), di competenza (sentirsi capace) e di relazione (sentirsi connessi ad altri). L’obiettivo della ricerca è stato di valutare se fosse possibile confermare una relazione significativa tra “l’autodeterminazione di integrazione” e il benessere personale percepito. Per rilevare il benessere si fatto ricorso alla Satisfaction  With Life Scale (Pavot, Diener, 1993), mentre per rilevare l’autodeterminazioni di integrazione al set di strumenti costruiti da Mazzocchetti e Colasante (2009). Questo set di strumenti ha lo scopo di rilevare il grado di autonomia, di competenza e di relazioni del soggetto migrante. Hanno partecipato alla ricerca 180 donne provenienti dalla Romania, con una età media di 35 anni e 2 mesi (d.s. 8 anni e 2 mesi). I risultati hanno confermato che le dimensioni di autodeterminazione sono in grado di spiegare il 38% della varianza complessiva del benessere percepito dalla donna migrante. La ricerca suggerisce la necessità di mettere a punto strumenti e percorsi orientativi finalizzati a promuovere e sviluppare le capacità di integrazione dei soggetti migranti anche per sostenere – più in generale – un incremento europeo della mobilità geografica.