Credere in Dio e benessere percepito

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Dettagli:

Believing in God and perceiving well-being

di Andrea Laudadio*, Francesca Noia*, Rosanna Di Gianfrancesco**
*Università degli studi di Roma “La Sapienza” – Facoltà di Psicologia 1
**Dirigente Medico Azienda Sanitaria Locale Lanciano-Vasto

Riassunto

Introduzione. Sebbene abbiano prodotto risultati controversi, numerosi sono gli studi (Corrington, 1989, Schwab, Petersen, 1990; Anson, et al., 1990; Ellison, 1991; Coke, 1992; Lewis et al., 1997) che hanno analizzato la relazione tra atteggiamento religioso e benessere, e nessuno di questi è mai stato realizzato in ambito nazionale. Metodologia. Ad un campione composto da 500 soggetti (52,8% femmine e 47,2% maschi) con età media di circa 40 anni sono stati somministrati due strumenti: la RAS – Religious Attitude Scale e la SWLS – Satisfaction With Life Scale. Risultati. La regressione ha evidenziato l’esistenza di una relazione tra spiritualità e benessere esclusivamente per i maschi, nonché differenze nei livelli di spiritualità tra soggetti con alto e basso benessere percepito. Conclusioni. Sembrerebbe emergere una profonda differenza di genere nella relazione tra spiritualità, religiosità e benessere che suggerisce l’esistenza di specificità e caratteristiche proprie nell’atteggiamento religioso dei Cattolici italiani.

Abstract

Introduction. Various studies were conduced in order to explore the relationship between religious attitude and well-being but none of them led to any agreed result (Corrington, 1989, Schwab, Petersen, 1990; Anson, et al., 1990; Ellison, 1991; Coke, 1992; Lewis et al., 1997), moreover none was ever targeting the whole national contest. Methodology. RAS -Religious Attitude Scale- and SWLS -Satisfaction With Life Scales- have been submitted to a group composed by 500 subjects (52.8% females and 47.2% males) aged 40 years old.  Results. Regression has shown the existence of a relationship between spirituality and well-being in males and differences in the level of spirituality between individuals perceiving higher or lower levels of wellbeing. Conclusions. It would seem to exist a deep difference of gender between spirituality, religiosity and wellbeing. This difference suggests the existence of specificity and distinct characteristics in the religious attitude of the Italian Catholics.

Parole chiave: Religiosità, Spiritualità, Benessere

Keywords: Religiosity, Spirituality, Well-being

1. Introduzione

La ricerca scientifica sulla relazione tra religione, spiritualità e salute ha ormai più di cento anni, ma è soprattutto negli ultimi venti anni che si è assistito ad una forte crescita di questi studi. Numerosi autori hanno indagato l’esistenza di un legame tra la religiosità e/o la spiritualità e il benessere o – inversamente – con le patologie fisiche o psicologiche come, ad esempio, William James (1961), il quale sostenne che la religione “previene certe forme di malattia, così come la scienza” (p.110); successivamente, Piedmont (2004) ha sostenuto che coloro che hanno un alto livello di spiritualità avrebbero anche un orientamento ottimistico della vita, un’alta resistenza allo stress, un grande supporto sociale e un basso livello di ansia.

Negli ultimi anni l’attenzione si è progressivamente spostata sul legame tra religione e longevità (McCullough et al., 2000; Powel 2003). Da diversi studi, a questo proposito, sembrerebbe emergere una maggiore longevità dei soggetti che frequentano i luoghi di culto (Hummer et al., 1999) e, più in generale, una migliore salute psichica (Ellison 1984; Koening, McCullough, Larson, 2001) e fisica (Miller, Thoresen, 2003). Più recentemente, Bonderud e Fleisher (2004) hanno evidenziato come gli allievi universitari con alti livelli di partecipazione agli impegni religiosi fanno registrare una migliore salute mentale oltre a un minore consumo di alcool e una maggiore attività sportiva, risultati peraltro confermati da Turner-Musa e Lipscomb (2007) che hanno associato la spiritualità ad un minore consumo di alcool e fumo. Piderman et al. (2007) hanno evidenziato come la spiritualità sia connessa con il recupero a lungo termine di ex-alcoolisti e altri autori (Wallace & Williams 1997; Regnerus, Smith, Fritsch, 2003, Smith & Faris, 2003) hanno registrato gli stessi risultati anche con campioni di adolescenti.

Relativamente ai disturbi psicologici, la religiosità sembra essere inversamente correlata con la depressione (Kendler, Gardner, Prescott, 1997; Al Issa 1995; Schnihker, 2001; Regnerus, et al. 2003) mentre può rafforzare le ossessioni e le compulsioni dei pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo (Raphael, et al. 1996). Inoltre, secondo Harris, Schonerrar e Carera (2002) l’ansia potrebbe essere associata con la religiosità nei soggetti che vivono con particolare rigidità la propria fede, mentre l’ansia di morte dovrebbe essere fortemente moderata dalla dimensione religiosa dell’individuo (Pressman et al. 1992). In rapporto ai disordini alimentari Hardman et al. (2003) hanno evidenziato come questi siano in relazione alle dimensioni della spiritualità e della religiosità. I soggetti con alta religiosità sembrerebbero essere meno preoccupati delle dimensioni del proprio corpo e, al contrario, più concentrati sulla loro funzione sociale, risultati in linea con quanto evidenziato da Jerslid (2001), ovvero che il dolore, la fame, la rabbia e l’auto-cura sono temi comuni sia della spiritualità che dei disordini alimentari (ovviamente, in modo inverso). Secondo l’autore, i pazienti con disturbi alimentari desiderano esprimere il loro dolore e la loro mancanza di controllo con un’abitudine alimentare non sana; una persona spirituale in buona salute ritroverebbe il controllo di sé avendo fede, ricercando i motivi della sua rabbia senza scaricarla sul cibo.

In relazione al decorso ospedaliero e, più precisamente, al momento della comunicazione della diagnosi, sembrerebbe esistere una relazione tra religione, spiritualità e reazione alla conoscenza della malattia. Da una recente ricerca svolta dal National Cancer Institute (2007) emerge che i soggetti con bassa spiritualità e religiosità risultano maggiormente afflitti dalla scoperta della malattia rispetto a soggetti più spirituali o religiosi. Secondo Harvey et al. (2007), anche se con profonde differenze in relazione all’etnia di appartenenza, la religiosità e la spiritualità sembrerebbero giocare un ruolo importante nella gestione della malattia da parte dei pazienti ospedalizzati. Inoltre, sembrerebbe emergere anche una relazione tra religiosità e recupero post-operatorio come hanno sottolineato Park et al., (2007) con un effetto positivo sullo stress da parte della religiosità e spiritualità[1].

In letteratura sono numerosi gli studi che hanno esplorato la relazione tra le dimensioni religiose (spiritualità e religiosità) e benessere, anche se i risultati sono discordanti. Da una parte, alcune ricerche (Schwab, Petersen, 1990; Anson, Antonovsky, Sagy, 1990, Lewis et al., 1997) non evidenziano legami tra la religiosità e/o la Spiritualità e il benessere; dall’altra, altri studi  (Corrington, 1989, Ellison, 1991; Snow e Compton, 1996; Harvey, Bond e Greenwood, 1991; Coke, 1992; Levin, Chatters, Taylor, 1995; Chumbler, 1996) sembrerebbero al contrario confermare l’esistenza di questa relazione.

2. Obiettivo ed ipotesi

Dalla lettura trasversale della rassegna presentata emerge una sostanziale discordanza: da un lato sembrerebbe confermato un qualche effetto della dimensione spirituale e religiosa in relazione alla condizione di salute psichica e fisica delle persone; dall’altro, mentre i risultati in relazione al malessere sembrano essere in gran parte concordanti, tale accordo viene meno quando si indaga il legame tra religiosità e/o spiritualità e il benessere soggettivo.

Diverse possono essere le spiegazioni di tale discordanza. In primo luogo, non sempre negli studi registrati esiste una chiara distinzione tra spiritualità e religiosità. In secondo luogo, vengono utilizzati strumenti diversi: se infatti nella gran parte delle ricerche si ricorre alla Satisfaction with Life Scale (Pavot, Diener, 1993) per misurare il benessere soggettivo percepito, per misurare la religiosità o la spiritualità vengono utilizzati gli strumenti più disparati che, spesso, hanno anche differenti presupposti teorici. Inoltre è registrabile in questi studi un margine di sovrapposizione tra religiosità e/o spiritualità e il coping, in particolare con il coping religioso. La relazione tra stili di coping e benessere, infatti, è stata ampiamente dimostrata negli adulti (Mc Crae, Costa, 1986; Taylor, Armor, 1996; Albanesi, 1999) e, anche se non scontata, è stata dimostrata anche la relazione tra coping religioso e benessere (Pargament et al., 1994; Kendler, Gardner, Prescott, 1997; Horton, 2006). In alcuni casi non viene del tutto chiarito (anche a causa degli strumenti utilizzati) se viene indagato il livello di spiritualità e religiosità o – piuttosto – il coping religioso: se sembra apparentemente ovvio che queste due dimensioni siano connesse tra loro, sicuramente non sono sovrapponibili. Infine, è doveroso registrare come non esistano studi di questo tipo in ambito nazionale.

Per queste ragioni l’obiettivo generale che sostiene il presente studio è quello di contribuire al dibattito esplorando la relazione tra atteggiamento religioso e benessere. Le ipotesi sono riconducibili a due:

  1. se sia possibile rintracciare una relazione lineare tra spiritualità benessere e – di contro – nessuna relazione tra religiosità e benessere;
  2. se sia possibile distinguere tra soggetti con alto e basso benessere anche in base al loro atteggiamento religioso (nello specifico, che ad alti livelli di benessere corrispondano anche alti livelli di religiosità e spiritualità).

3. Metodologia

3.1 Procedura

La procedura utilizzata prevedeva la somministrazione dei due questionari, compilati in forma anonima dai soggetti che hanno aderito alla ricerca, preliminarmente informati in merito agli scopi generali della ricerca e il trattamento dei dati. La rilevazione è stata svolta nei mesi di gennaio e febbraio del 2007.

3.2 Partecipanti

Essendo lo scopo della ricerca quello di effettuare una verifica su una ipotesi di natura correlazionale – e non quello di trarre inferenze sulla popolazione di riferimento a partire dal campione – si è convenuto utilizzare un campione di convenienza. Riteniamo opportuno fornire – di seguito – una ampia descrizione delle caratteristiche socio-anagrafiche del campione utilizzato.

Hanno partecipato alla ricerca 500 soggetti, di cui 264 femmine (52,8%) e 236 maschi (47,2%). L’età media dei soggetti era di 39 anni e 11 mesi (d.s. 14 anni e 10 mesi); l’età minima era di 18 anni, la massima di 90.

Relativamente allo stato civile, il 49,2% dei soggetti è celibe o nubile, il 41,6% è coniugato, il 4,4% è separato o divorziato e il 4,4% vedovo. 2 soggetti (pari allo 0,4% del campione) non hanno indicato alcuna alternativa di risposta.

Rispetto al titolo di studio, il 7,0% dei soggetti possiede la licenza elementare, il 13,2% il diploma di scuola media inferiore, il 12,4% il diploma di un istituto professionale, il 40,6% il diploma superiore e il 25,2% la laurea. 8 soggetti (pari all’1,6% del campione) non hanno indicato alcuna alternativa di risposta.

Il 59,9% del campione è occupato, il 16,6% studente, l’8,2% pensionato, il 7,0% disoccupato in cerca di occupazione, il 6,4% casalinga. 9 soggetti (pari all’1,8% del campione) non hanno indicato alcuna alternativa di risposta. Tra gli occupati, il 24,3% ha specificato di essere un impiegato di concetto, il 21,6% operaio, l’11,0% impiegato direttivo, il 10,3% libero professionista, il 7,3% dirigente, il 5,6% insegnante, il 4,0% imprenditore, il 3,0% artigiano, il 2,7% agricoltore o bracciante e il 0,7% manovale. 29 soggetti (pari al 9,6% del campione) non hanno indicato alcuna alternativa di risposta.

In merito alla provenienza geografica il campione si concentra nelle province di Roma (62,8% dei soggetti) e Matera (29,6%).

E’ stato chiesto ai soggetti di collocarsi rispetto a quattro possibili alternative in relazione al loro atteggiamento generale nei confronti della religione (Ateo, Agnostico, Credente non praticante e Credente praticante) e, tenendo conto delle alternative di risposta presentate, il campione è risultato così suddiviso: l’8,9% si dichiara Ateo, il 12,9% Agnostico, il 58,7% Credente non praticante e il 19,6% Credente praticante. Tra i credenti si registra una notevole omogeneità: 2 soggetti di religione ebraica, un Ortodosso, un Protestante, un Testimone di Geova, e la rimanenza (ovvero quasi la totalità del campione) ha dichiarato di essere Cattolico.

3.3 Strumenti

Sono stati utilizzati due strumenti: la RAS – Religious Attitude Scale (Laudadio, D’Alessio, under review) e la SWLS – Satisfaction With Life Scale (Pavot, Diener, 1993). E’ stata anche inserita una scheda introduttiva per raccogliere informazioni socio-anagrafiche per consentire una più puntuale descrizione del campione, utilizzando le variabili Genere, Età, Stato civile, Provincia di residenza, Titolo di studio, Condizione occupazionale e Atteggiamento generale verso la religione (Atei, Agnostici, Credenti praticanti o Credenti non praticanti).

Di seguito vengono presentate le principali caratteristiche psicometriche dei due strumenti.

RAS – Religious Attitude Scale (Laudadio, D’Alessio, under review), costituita da 15 item, con scala likert a 6 posizioni (da 1= Per niente simile a me a 6= Molto simile a me), attraverso i quali viene chiesto ai soggetti di indicare quanto si ritiene di assomigliare ad un soggetto sommariamente descritto. L’obiettivo dello strumento è quello di misurare le tre dimensioni dell’atteggiamento religioso.

Il fattore Pratica Religiosa fa riferimento all’atteggiamento nei confronti delle dimensioni sociali delle religione e alla pratica religiosa (es. item: È’ importante per lui/lei frequentare regolarmente il luogo di culto della sua comunità religiosa; oppure: É importante per lui/lei rispettare le feste e gli eventi della sua religione).

Il fattore Tolleranza Religiosa fa riferimento all’atteggiamento nei confronti del rapporto tra Stato e religione (es. item: È’ importante per lui/lei che Stato e religione siano due ambiti radicalmente distinti; oppure: È molto importante per lui/lei che in televisione ci sia spazio per tutte le religioni).

Il fattore Fede in Dio fa riferimento all’atteggiamento nei confronti di Dio e alla fede (es. item: É importante per lui/lei trovare dei momenti per pregare Dio; oppure: Ritiene che Dio non esista).

SWLS – Satisfaction  with Life Scale (Pavot, Diener, 1993) è costituita da 5 item, con scala likert a 7 posizioni (da 1= Del tutto in disaccordo a 7 = Del tutto d’accordo), che mirano a valutare il grado di soddisfazione rispetto alla propria vita (es. item: Finora ho avuto le cose importanti che desidero nella vita).

3.4 Analisi dei dati

Preliminarmente, è stata sondata la coerenza interna di ciascuno dei due strumenti attraverso la rilevazione dell’α di Cronbach per l’attendibilità. Per la RAS è stato calcolato l’indice di attendibilità per tutte le sottoscale.

Sul gruppo di riferimento sono state calcolate la media, la deviazione standard, l’indice di asimmetria e di curtosi per avere una panoramica quantitativa preliminare circa l’andamento delle diverse variabili, al fine di verificarne la sovrapponibilità con una distribuzione normale. Sempre sul gruppo di riferimento, tramite l’analisi della varianza univariata (ANOVA), è stata calcolata l’eventuale differenza nei livelli di soddisfazione di vita ascrivibili all’essersi dichiarati Atei, Agnostici, Credenti non praticanti o Credenti praticanti. Per indagare eventuali relazioni tra le risposte fornite agli strumenti RAS e SWLS è stata svolta un’analisi correlazionale (coefficiente r di Pearson). Per entrambi i questionari sono stati calcolati i punteggi totali per ogni soggetto, per ciascuna sottoscala; le misure ottenute sono state analizzate nelle loro rispettive correlazioni attraverso una matrice di correlazione tra le scale del RAS con la SWLS. L’analisi è stata successivamente replicata suddividendo il campione sulla base del genere. Per valutare il grado di influenza della religiosità sul benessere è stata eseguita un’analisi della regressione lineare: il benessere soggettivo come variabile indipendente, le sottoscale della RAS come variabile dipendente. Per esigenze di maggiore accuratezza nella analisi della relazione tra religiosità e benessere si è fatto ricorso alla metodologia dei gruppi contrapposti. Dal campione totale dei soggetti sono stati selezionati due sottogruppi di soggetti: a) soggetti con elevato livello di benessere soggettivo con punteggi totali maggiori di una deviazione standard dalla media del campione; b) soggetti con basso livello di benessere soggettivo con punteggi di questionario inferiori di una deviazione standard dalla media del campione. Per verificare la presenza di differenze tra questi due gruppi rispetto alle dimensioni di religiosità misurate dallo strumento è stata condotta un’analisi della varianza multivariata con campioni indipendenti (MANOVA). Gli effetti univariati sono stati scomposti attraverso il test ANOVA.

4. Risultati

4.1 Statistiche descrittive

In primo luogo sono stati esplorati i prerequisiti necessarii per poter realizzare le analisi successive: attendibilità e normalità distributiva.

Tabella 1 – Indici di attendibilità e distribuzione delle scale utilizzate

StrumentoScalaMediad.s.alphaSkewnessKurtosis
StatisticStd.
Error
StatisticStd.
Error
SWLS21,216,20.7990,0190,1100,0480,219
RASPratica religiosa16,296,14.856-0,0530,110-0,5360,219
Tolleranza religiosa20,465,05.721-0,0350,110-0,1680,220
Fede in Dio19,505,94.785-0,4780,110-0,6230,219

Per quanto riguarda le tre scale della RAS gli indici di attendibilità risultano buoni e compresi tra.721 e.856. Anche la SWLS fa registrare buoni livelli di attendibilità con un valore di alpha pari a.799

L’analisi delle distribuzioni dei punteggi di scala indicano la pressoché sovrapponibilità rispetto ad una distribuzione gaussiana. Gli indici di asimmetria e curtosi sono tutti compresi tra 1 e -1.

4.2 Differenze ascrivibili alla condizione religiosa generale

Essendo ampiamente trattate in letteratura le differenze ascrivibili alle variabili sociodemografiche in relazione al benessere (cfr. Steca, Capanna, Mecaroni, Delle Fratte, 2005) e alla religiosità (cfr. Laudadio, D’Alessio, under review) abbiamo esplorato esclusivamente la presenza di differenze di benessere in relazione alla condizione religiosa generale.

I risultati dell’analisi della varianza evidenziano l’esistenza di un effetto principale a carico della condizione religiosa generale [F(3,408)= 3,576, p<0,05].

Tabella 2 – Differenze di benessere in relazione alla condizione religiosa generale

 Benessere
Condizione religiosaMediad.s.
Ateo18,70(a)5,47
Agnostico20,73(b)5,56
Credente non praticante21,37(b)5,96
Credente praticante22,28(b)7,35

Nota: (a), (b) a lettera uguale corrisponde media non statisticamente differente al test di Duncan per α = 0.01

Approfondendo l’informazione attraverso il Post-hoc, gli atei fanno registrare livelli di benessere significativamente inferiori rispetto ad agnostici e credenti.

4.3  Relazione tra atteggiamento religioso e benessere

Dalla lettura della matrice di correlazione emergono delle correlazioni significative tra alcune delle scale della RAS e la SWLS.

Tabella 3 – Matrice delle correlazioni

 SWLS
TotaleFemmineMaschi
RASPratica religiosa0,132**0,0570,214**
Tolleranza religiosa0,0520,0570,046
Fede in Dio0,169**0,0940,256**

Correlazioni significative con * p<0.05, ** p<0.01 (2 code)

In relazione alla totalità dei soggetti del campione, sia la Pratica Religiosa (.132; p<0,01) sia la Fede in Dio (.169; p<0,01) correlano debolmente ma in modo significativo con il benessere soggettivo.

Suddividendo il campione in base al genere si osservano delle importanti differenze. Sembrerebbero confermate le correlazioni valide per l’intero campione esclusivamente per i maschi. Infatti, nel sottocampione dei maschi, sia la Pratica Religiosa (.214; p<0,01) sia la Fede in Dio (.256; p<0,01) correlano con il benessere soggettivo.

Essendo le scale della RAS correlate tra loro (Laudadio, D’Alessio, under review), l’analisi delle correlazioni può nascondere il contributo di ciascuna dimensione nello spiegare la variabilità dei punteggi in relazione al benessere.

Per questo scopo è stata realizzata una regressione multipla – effettuata con il metodo standard – utilizzando come predittori le tre scale della RAS e come variabile criterio la SWLS. Sulla base delle indicazioni emerse dalla matrice di correlazione è stato ritenuto opportuno realizzare l’analisi suddividendo il campione in base al genere.

Tabella 4 – Analisi della regressione multipla

 Maschi Femmine 
 BetaStd.Err.BetaStd.Err.
Pratica religiosa0,0150,0910,0230,088
Tolleranza religiosa-0,0110,0730,0800,083
Fede in Dio0,230*0,0940,1420,097
Multiple R = ,240Multiple R = ,174
R²= ,057R²= ,030
adjusted R²= ,045adjusted R²= ,018
*p<0,05

Mentre per le femmine, il coefficiente di regressione multipla non risulta significativo [F(3,247)= 2,545, n.s.] è significativo per quanto riguarda i maschi [F(3,228)= 4,570, p<0,004]. Per i maschi contribuisce alla spiegazione del benessere la Fede in Dio.

4.4 Differenze di atteggiamento religioso tra soggetti con alto e basso benessere

Sulla base delle modalità precedentemente descritte, Sono stati costituiti due gruppi: basso benessere e alto benessere. Di seguito viene fornita sintesi della composizione dei due gruppi.

Tabella 5 – Dettaglio della composizione dei gruppi

GruppoFemminaMaschioTotale
Basso benessere231841
Alto benessere362561

Il gruppo dei soggetti a basso benessere è composto da 41 soggetti mentre il gruppo ad alto benessere è composto da 61 soggetti. Il test Chi2 eseguito sulla tabella precedente non evidenzia differenze significative nella composizione dei due gruppi (Chi2 = 0,86; g.d.l.=1; n.s.).

La MANOVA ha evidenziato l’esistenza di un effetto principale del fattore gruppo per le tre dimensioni rilevate dalla RAS (F(3, 89)= 4,63; p<0,005).

Nella tabella che segue si mostrano le statistiche descrittive dei due sottocampioni e la scomposizione degli effetti univariati.

Tabella 6 – Comparazione delle medie dei gruppi

ScalaGruppoMediad.s. 
Pratica religiosaBasso16,696,35(F(1, 97)=1,20; n.s.)
Alto18,075,91
Tolleranza religiosaBasso19,265,07(F(1, 95)= 1,20; n.s.)
Alto20,465,35
Fede in DioBasso17,518,28(F(1, 94)=9,35; p<0,01)
Alto21,905,21

Il gruppo con alto benessere fa registrare maggiori livelli di Fede in Dio.

5. Discussione

L’analisi delle correlazioni ha evidenziato un legame tra atteggiamento verso la religione e il benessere soggettivo, significativamente differenziato in relazione al genere.

Il quadro emerso dall’analisi delle correlazioni ha suggerito la necessità di una analisi tramite la regressione multipla, utilizzando le dimensioni di atteggiamento verso la religione come predittori e il benessere come “variabile criterio”, i cui risultati sono decisamente interessanti. In primo luogo, l’analisi delle regressioni multiple ha confermato la differenza di genere: se per le femmine non risulta significativo il coefficiente di regressione multipla, lo è per i maschi, anche se per questi ultimi la varianza spiegata dalla relazione tra religiosità e benessere è esigua (solo il 4%). L’unico predittore dell’atteggiamento religioso risultato significativo è la Fede in Dio: sembrerebbe infatti che ad alti livelli della spiritualità, per i maschi, siano alti anche i livelli di benessere percepito.

Tra i soggetti con basso e alto benessere percepito è significativa la differenza rispetto alla Fede in Dio: i soggetti con maggiore benessere sembrano mostrare maggiori livelli di spiritualità. Tale esito dell’analisi era stato anticipato dalla relazione tra benessere percepito e atteggiamento generale verso la religione: sarebbero infatti gli atei a mostrare i livelli più bassi di benessere soggettivo.

6. Conclusioni, limiti e sviluppi

Entrambe le ipotesi che hanno guidato lo studio sono state confermate, ma solo parzialmente.

Per quanto riguarda la prima (solo per i maschi) viene confermata la relazione positiva tra spiritualità e benessere, sebbene l’intensità di questa relazione sembra comunque esigua in relazione alla quota di varianza spiegata. Se in ipotesi è stata ipotizzata una relazione del tipo spiritualità à benessere, è altrettanto probabile sia l’ipotesi inversa (ovvero che, sempre nei maschi, incrementando il benessere aumenti anche la spiritualità) sia una terza ipotesi di relazione circolare tra le due dimensioni.

In relazione alla seconda ipotesi, anche in questo caso può essere confermata solo parzialmente: è solamente la spiritualità a presentare medie diverse tra soggetti con alto e basso benessere, anche se è doveroso sottolineare che la tendenza delle medie sia coerente con quanto ipotizzato e che soltanto per pochissimo tale differenza non risulti significativa (p=.052).

In termini generali i risultati del presente studio sembrerebbero essere in linea con le ricerche che non hanno rilevato relazioni sostanziali tra spiritualità e benessere percepito (cfr. Schwab, Petersen, 1990; Anson, et al. 1990, Lewis et al., 1997), anche se i risultati non sono perfettamente in linea con la letteratura presentata, poiché una differenza di genere così marcata non era stata finora rilevata in alcuno degli studi precedenti. Tuttavia ciò potrebbe essere dovuto ad una differenza imputabile ad aspetti culturali ed etnici tra il campione italiano e i diversi campioni utilizzati nelle altre ricerche (principalmente provenienti dagli Stati Uniti) oppure a differenze dovute alla religione del campione (sostanzialmente Cattolici nel campione italiano, Protestanti in quello degli studi presentati in rassegna).

La ricerca presenta i tradizionali limiti degli studi correlazionali, ai quali si aggiunge la possibilità che l’ampiezza del campione (500 soggetti) abbia contribuito a rendere significative alcune relazioni che, con un campione di numerosità inferiore, non sarebbero state tali. Un ulteriore limite della ricerca è dato dall’adozione di un sistema di campionamento non stratificato, ovvero una popolazione campionaria di riferimento non bilanciata per genere né per appartenenza alle categorie Ateo, Agnostico o Credente. Infine, l’utilizzo esclusivo di strumenti self-report tipo carta-e-matita solleva il problema della desiderabilità sociale: già Hoge (1972) aveva evidenziato come uno dei problemi della misurazione della religiosità sia proprio la desiderabilità sociale, anche se Deiner et al., (1985) avevano dimostrato che la desiderabilità sociale non rappresenti un problema dell’utilizzo della SWLS.

Lo sviluppo della ricerca sarà orientato in due direzioni: da una parte – incoraggiati dalla possibile esistenza di specificità nazionali – si intende replicare lo studio in modo da definire le caratteristiche legate alle dimensioni psicologiche della religiosità in Italia; dall’altra, si vuole esplorare la presenza di legami causali (per i maschi) tra spiritualità e benessere attraverso un modello ad equazioni strutturali, al fine di fornire una risposta più ampia e completa all’interrogativo alla base del presente articolo.

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Appendice – Versione finale della Religious Attitude Scale (R.A.S.)

Di seguito vengono brevemente descritte alcune persone. Per favore, legga con attenzione ciascuna descrizione indichi quanto ognuna delle persone descritte è simile oppure diversa da lei. Indichi mettendo una X sulla casella corrispondente. (Le alternative sono: Per niente simile a me, Non simile a me, Poco simile a me, Abbastanza simile a me, Simile a me, Molto simile a me)

  Per niente simile a meNon simile a mePoco simile a meAbbastanza simile a meSimile a meMolto simile a me
1É importante per lui/lei trovare dei momenti per pregare Dio555555
2Pensa sia importante che ogni persona possa avere la libertà di credere in Dio555555
3Crede che quello che gli accade nella vita derivi dal volere di Dio555555
4Crede che tutti vivrebbero meglio se seguissero i dettami della sua religione555555
5È molto importante per lui/lei frequentare la sua comunità religiosa555555
6È importante per lui che stato e religione siano due ambiti radicalmente distinti555555
7È importante per lui che la scuola sia laica555555
8È molto importante per lui/lei che in televisione ci sia spazio per tutte le religioni555555
9Crede che tutte le religioni abbiano la stessa dignità e lo stesso valore555555
10È importante per lui/lei che in tutti gli ambiti dello stato venga garantito il suo diritto a non credere555555
11È molto importante per lui/lei poter finanziare la sua comunità religiosa555555
12È importante per lui/lei rispettare le feste e gli eventi della sua religione555555
13Ritiene che Dio non esista555555
14È importante per lui/lei frequentare regolarmente il luogo di culto della sua comunità religiosa555555
15Crede completamente nell’esistenza di Dio555555

[1] Oltre agli studi su pazienti, numerose ricerche sono state effettuate in ambito prettamente nosocomiale, analizzando comportamenti e stati d’animo del personale ospedaliero. Secondo una ricerca svolta da Yang & Mao (2006) il benessere spirituale delle infermiere assicura un atteggiamento positivo dei malati nell’affrontare le cure mediche, aiuta a sopportare l’afflizione spirituale dei soggetti orientandoli verso la guarigione, risultati simili sono stati registrati da Mueller et al., (2007) con medici appartenenti alle case di cura.